martedì 17 gennaio 2012

Paranoid Park - Recensione

Paranoid Park di Gus Van Sant - Genere: drammatico - Francia, Stati Uniti, 2007.

Alex è un sedicenne che vive a Portland negli USA. La sua passione è lo skateboard e tutta la cultura che ci sta attorno. Con l'amico Jared comincia a frequentare il Paranoid Park, un posto conosciuto da tutti gli skater della città. Lì conosce altri skater che, una sera, gli propongono nuove emozioni forti: saltare sui treni merci in transito nella vicina stazione.

Quattro anni dopo il suo capolavoro (Elephant - 2003), Gus Van Sant riprende in mano un tema che evidentemente gli è molto caro e in questo lavoro fa esplodere (di nuovo, anche se in misura ridotta) tutti gli escamotages estetici e registici che hanno decretato il successo dell'opera realizzata nel 2003. La narrazione muove da un episodio che coinvolge direttamente il protagonista e che - come al solito - voglio evitare di rivelare. A partire da questo evento traumatico si dipana la narrazione che si frammenta in un pulviscolo di percezioni e avvenimenti dove la fabula viene sovvertita, a costruire un intreccio a piani comunicati (o, in questo caso più propriamente, a scatole cinesi) che contribuiscono a un progressivo e mai banale svelamento del fulcro narratologico della vicenda. Come al solito in Van Sant, quindi, il montaggio è essenzialmente narrativo e costituisce il motore principale attraverso cui veniamo a conoscenza delle pieghe della storia, che viene costruita dai personaggi attraverso una progressione di elementi incasellati.

La fotografia è di buona qualità e tende continuamente alla ricerca dell'artisticità: da segnalare soprattutto le ampie vedute d'esterno e gli intermezzi più "intimistici" girati probabilmente con una telecamera amatoriale, che contribuiscono a dare un'area più "underground" al melange complessivo. Van Sant ha il pregio di aver scelto un terreno d'indagine estetica molto interessante e al tempo stesso connotato, riprendendo bene e in maniera mai banale la sottocultura urbana degli skaters americani, senza incappare nei soliti stereotipi triti e ritriti.
Mi sembra necessario segnalare la splendida colonna sonora, che conta su più di una traccia di grande impatto e di adeguata collocazione all'interno della narrazione. Buone le interpretazioni del cast, in particolare del protagonista.

VOTO: 8/10

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