sabato 20 ottobre 2012

Excision - Recensione


Excision di Richard Bates Jr. - Genere: drammatico/grottesco - USA, 2012

Pauline è una giovane ragazza di diciott'anni che coltiva il sogno di diventare medico chirurgo. Vive con una madre assillante, eternamente preoccupata delle apparenze sociali e timorata di Dio. Ha anche una sorella, che soffre di fibrosi cistica. La sua vita è profondamente disturbata: nessuno riesce a capire il suo malessere e tutti la allontanano con orrore. 

Un film preoccupante, preoccupato ma profondamente interessante. Non ancora arrivato in Italia (e c'è da chiedersi se mai ci arriverà), Excision è uno dei prodotto più particolari che mi sia capitato di vedere. L'inserimento nel genere grottesco è giustificato solo parzialmente, dal momento che spesso i film che fanno parte di questo filone presentano una netta sfumatura critica verso le istituzioni mentre qui, almeno a prima vista, non è così. Comunque, non è una questione di fondamentale importanza; vale invece la pena di sottolineare i meriti tecnici del lavoro che ci troviamo di fronte. 

E' molto difficile in realtà parlare di un film come questo perché si struttura per esplosioni, per picchi di intensità visiva che non possono essere ricondotti a una chiara struttura concettuale (se non, eventualmente a quella del confusivo, che ben si adatta in effetti a mettere in evidenza il potere shockante di un film come questo). A dire la verità non siamo neanche in presenza di un vero e proprio film narrativo, neppure per quanto riguarda la story-line: non c'è alcuna progressione drammatica e - eccettuando il finale - si può tranquillamente dire che non succede assolutamente nulla per ottanta minuti (anche se questo, come il lettore più avveduto ormai saprà, non è sempre un male). 

Mancanza di trama quindi, a cui fa da contrappeso un'ottima qualità dell'immagine sia a livello di fotografia che di montaggio. Sono molto piacevoli tutti quei frammenti che non si inseriscono bene all'interno del tessuto filmico principale, i "cantucci" (per usare un termine manzoniano che sembra adeguato) della protagonista: i momenti di colloquio privato semi-comico con Dio, invasi di una profondità intellettuale che si miscela molto sapientemente con l'ironia e l'autoironia e i deliri pop-onirici di Pauline, che ci fiondano in un universo parallelo dai colori stroboscopici e dalle fattualità inquietanti. E' in questi frammenti che emerge la vera natura grottesca di questa pellicola, che fa del sangue il suo colore naturale, la tinta di sfondo su cui si intrecciano le vicende sostanzialmente mentali della protagonista, cosicché alla fine ci troviamo davanti a un quadro alla Pollock, bellissimo e informale, di un fascino indiscusso ma misterioso per chi non s'intenda di arte. 

Nel complesso quindi un film decisamente meritevole di attenzione, particolare e diverso rispetto alla maggior parte delle soluzioni che il mercato ci offre oggigiorno. Sicuramente non consigliato a chi ha una repulsione per il sangue (comunque non si tratta di un horror), che in questo film sicuramente la fa da padrone. Ottimo il cast, in particolare l'attrice che interpreta il ruolo della madre, assolutamente convincente in ogni frangente, da quello più intimistico e nascosto a quello più violento e oscurantista.

VOTO: 7.50/10