mercoledì 11 gennaio 2012

Antichrist - Recensione

Manifesto italiano del film
Antichrist di Lars Von Trier – Genere: drammatico/”horror” – Produzione internazionale, 2009
La trama si sviluppa attorno ad una coppia il cui figlio muore tragicamente durante un amplesso tra i due coniugi. Il marito, uno psico-terapeuta, decide di aiutare personalmente la moglie a superare il trauma, pur conscio della non correttezza del comportamento. I due decidono di ritirarsi nel bosco di Eden allo scopo di vincere e superare le paure recondite della moglie.
Antchrist non è, come si potrebbe ingenuamente pensare dal titolo, un film sul genere Omen, anzi. Io stesso pensavo di trovarmi di fronte a un qualche prodotto del genere “horror da possessione” quando, all’uscita, ho visto questo film per la prima volta. Devo ammettere che allora non mi aveva per niente colpito, anzi. Rivederlo oggi, a distanza di tempo e certamente con tutt’altra attenzione, è stato doverso ed illuminante. Sì, perchè Antichrist è un gran bel film; devo ammettere di aver preso – all’epoca – una cantonata non da poco.
Organizzato come un piccolo romanzo filmico in tre chapters a cui si aggiungono un prologue e un epilogue, questa fatica di Von Trier non ci mostra, è vero, i demoni della tradizione cristiana, quelli che uno (dopotutto) si aspetterebbe. La pellicola ci parla di demoni ben più diffusi e pericolosi. Non è una rapida e infuocata discesa nell’Averno, ma un lento e tragico scivolamento nei meandri dell’inferno che solo la mente sa creare. Non il dolore ma il delirio, non la sofferenza ma la disperazione. Charlotte Gainsbourg, vincitrice a buon diritto del premio come miglior attrice al Festival di Cannes 2009, ci porta a bracetto nel suo delirio, la chiave di volta dell’intera vicenda. La presenza del marito si sente, ma è quasi accessoria: si rovesciano le parti del rapporto di coppia ed è l’uomo a risultare l’elemento ancillare.
C’è anche un terzo personaggio da considerare, la Natura. Indiscussa protagonista (peccato non poterle assegnare un premio) essa è la regista e la burattinaia di ciò che si svolge a Eden (nome, ovviamente e anche un po’ banalmente, voluto). Michail Bachtin, grande pensatore del secolo scorso, avrebbe apprezzato la maniera grottesca in cui il corpo e la natura si fondono all’interno della pellicola. Per chi non fosse avvezzo al lessico estetico, si precisa che “grottesco” in questa accezione significa sostanzialmente informe, dionisiaco (per usare un termine nietzschiano). Ed è il grottesco bachtiniano a dominare nelle scene di sesso ostentato e cercato con violenza (“Picchiami” ripete la moglie al marito), nella splendida scena della masturbazione nel bosco (a cui poi ne fa seguito un’altra splendida che però non voglio anticipare) e sullo stesso segno si muove la lunga scena del prologo iniziale, dove i due sposi consumano un rapporto sessuale.
Ed è questa scena che ci introduce all’ottima fotografia di Antichrist, dove l’oscillazione fra il colore (nella parte centrale) e il monocromatico bianco/nero (all’inizio e alla fine) uniti all’alta qualità delle riprese e all’ottima ricerca delle inquadrature ci danno un risultato molto buono, che a sprazzi raggiunge l’eccellenza. La colonna sonora non si ricorda certo nella parte centrale del film, anzi è del tutto assente. Ma è naturale: è il bosco a parlare con eleganza, facendo rumore anche con i suoi silenzi e lasciando che l’orchesta degli animali che lo abitano suoni per noi.
Un film molto ben riuscito, come ci si aspettava da Von Trier. Mi scuso con me stesso per averlo in origine considerato un fallimento
VOTO: 8.50/10

2 commenti:

  1. E che dovrei dire io che continuo a ritenerlo una gran vaccata? XD

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  2. Film duro e crudo.
    Avvicinare la Natura, un qualcosa di incredibilmente vitale, seppur trascendente dai concetti di bene e male, a qualcosa di dannatamente blasfemo e maligno come Satana è qualcosa che solo una persona affetta da una profonda depressione è capace di fare. La Natura è la chiesa di Satana, secondo la protagonista, interpretata da una stupefacente Charlotte Gainsbourg. Lei è lo specchio del regista; è la trasposizione del von Trier depresso; è la versione, estremizzata, della profonda malattia che ha devastato la mente e lo spirito dell’autore danese.

    Se ti va leggi la mia recensione completa a riguardo :)
    https://mgrexperience.wordpress.com/2016/07/18/antichrist-di-lars-von-trier/

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