mercoledì 11 gennaio 2012

Eyes wide open - Recensione

Eyes wide open di Haim Tabakam – Genere: drammatico – Israele, 2009
Aaron è un macellaio di Gerusalemme e uno stimato membro della comunità religiosa del quartiere. Ha una bella famiglia, vive rispettando i precetti della Torah e cerca di affinarsi continuamente nello spirito e nella vicinanza a Dio. In un giorno piovoso entra nel suo negozio un ragazzo senza storia, che presto caccia via. Presto però i loro destini si incroceranno di nuovo.
Interessante film israeliano, il primo di questa nazione che mi capita di vedere. Eyes wide open (emblematico e certamente non casuale titolo internazionale dato al film, con ripresa evidente dell’ultima fatica di Kubrick) è un film completamente immerso in un preciso clima storico, culturale e mentale. Siamo a Gerusalemme, ai giorni nostri. Siamo in una comunità ebraica fondamentalista (o quasi) che vive nel rispetto e nello studio dei due grandi libri dell’ebraismo, la Torah e il Talmud. Proprio questi testi regolano la vita del quartiere, sempre pronto a sanzionare con parole e con messaggi i comportamenti contrari alla morale.
Aaron si trova così in mezzo a due fuochi, l’apollineo e il dionisiaco. Da una parte il suo intimo sentimento di rispetto per la religione e il suo desiderio di elevarsi e dall’altro l’interesse suscitato da un giovane misterioso ragazzo-studente che è entrato nella sua vita all’improvviso, proprio come un’acquazzone. Interessante per il tema e l’ambientazione, la pellicola affronta in modo netto l’argomento della morale sessuale ebraica contemporanea, mostrando come al di là delle varie interpretazioni del testo sacro rimane di fondo un atteggiamento abbastanza chiuso nei confronti delle diverse realtà di genere. Aaron esemplifica una spinta all’autolimitazione di sé che molto spesso è negativa e può sfociare nella psicosi; è interessante analizzare questo problmea proprio perchè, seppure per motivi in parte diversi, affligge anche la nostra società occidentale.
Eyes wide open conta su una fotografia di buona qualità, con alcune inquadrature veramente riuscite e su interpretazioni tutto sommato buone. Personalmente si sente la mancanza di una colonna sonora importante, considerando che gli unici apporti sonori (o quasi) stanno nei canti della comunità. Il montaggio è lineare e questo sacrifica un po’ il film che comunque tecnicamente è di buona fattura. Ma come si dice, non è tutt’oro quel che luccica. Guardando il film ho avuto l’impressione di mangiare un piatto presentato molto bene, ma insipido. Il film non convince fino in fondo e risulta scontato sul finale, anche se l’ultmissima scena ne risolleva in parte le sorti.
Un titolo comunque interessante, da vedere per completismo geografico (non capita spesso di vedere film di questo genere realizzati in quest’area) e per immergersi in un clima altro (ma non troppo!) rispetto al nostro.
VOTO: 6.50/10

1 commento:

  1. L'ho trovato un film abbastanza anonimo. Non è riuscito a prendermi completamente, tuttavia l'ho gradito e ho trovato il rapporto tra i due protagonisti tenero e profondo, anche se questo non spicca particolarmente per via della mancanza di un'analisi psicologica del giovane, mentre Aaron ha un portamento più maturo e non permette quindi alla pellicola di sprofondare nel patetico. Il finale non mi ha sorpreso; l'immagine della purificazione è bella e intensa, ma conclude qualcosa che i miei occhi avrebberi voluto vivere più intensamente che superficialmente.

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