mercoledì 11 gennaio 2012

One hour photo - Recensione

One hour photo di Mark Romanek – Genere: drammatico/thriller – USA, 2002
Seymour “Sy” Parrish è il commeso di un punto sviluppo rapido della fotografie in un grande ipermercato. Svolge il suo lavoro con estrema diligenza ma tende ad affezionarsi un po’ troppo ai suoi clienti, con la predilizione particolare per una famiglia. Quando una donna di nome Maya gli porterà un rullino da sviluppare, qualcosa cambierà irrimediabilmente in lui…
Vedere Robin Williams alle prese con un ruolo drammatico in un thriller (lo aveva già fatto – bene – nel drammatico L’attimo fuggente) ha il sapore dell’esperimento piuttosto rischioso. One hour photo è un film che ricordavo di aver visto con piacere qualche anno fa e ho deciso di ripropormelo l’altra sera. Dunque, la trama non è certo innovativa, vista l’ormai enorme sequela di film che si muovono su questo genere. La cosa che avvantaggia leggermente il titolo preso in esame, però, è la sfumatura drammatica che assume nel suo procedere e che si accentua sempre di più mentre si va avanti nella visione.
La fotografia è sufficiente, anche se a tratti si apre a inquadrature e riprese di apprezzabile artisticità. Ciò che colpisce in questa produzione, in cui la musica sembra avere un ruolo irrilevante salvo pochi momenti, sono i colori. Proprio come in una fotografia sviluppata a dovere, il regista punta molto sul cromatismo spiccato del centro commerciale da una parte e su quello volutamente asettico e incolore dell’appartamento di Parrish. Sono due mondi che si confrontano, quello scoppiettante e iper-saturo delle fotografie dei clienti e quello grigiastro dell’appartamento del Nostro Williams.
Buona la sua prova recitativa, apprezzabile almeno per l’impegno. Notiamo che il cognome Parrish ha già portato fortuna a Robin Williams nel film-culto di una generazione Jumanji. Purtroppo, in una produzione così drammatica come quella che stia considerando, il risultato non è altrettanto buono e spesso il sorriso bonardio di un attore che è per larga parte sottratto alla commedia, si vede. Insomma, non è uno psicopatico convincente, anche se a tratti risulta abbastanza credibile.
Un film abbastanza riuscito, ma che ho molto rivalutato da questa seconda visione. Sicuramente godibile, visto che apre a degli spunti di riflessione interessanti, ma non si tratta certo di un capolavoro. Peccato, perchè poteva essere pieno di buoni elementi
VOTO: 5.50/10
Il film in una frase: Le foto di famiglia ritraggono volti sorridenti: nascite, matrimoni, vacanze, feste di compleanno dei bambini. Si scattano fotografie nei momenti felici della propria vita, chiunque sfoglia un album fotografico ne concluderebbe che abbiamo vissuto un’ esistenza felice e serena senza tragedie, nessuno scatta una fotografia di qualcosa che vuole dimenticare.

Nessun commento:

Posta un commento