mercoledì 18 gennaio 2012

9: Nine - Recensione

9 (Nine) di Tim Burton - Genere: animazione - USA, 2009.

In un mondo distrutto dalla guerra fra gli umani e le macchine, un piccolo organismo robotico dotato di identità personale, 9, scopre di non essere il solo della sua specie. Purtroppo, sveglierà qualcosa più grande di lui e di tutti i suoi simili: Il Cervello.

Il genio polimorfo di Tim Burton, già regista del capolavoro Nightmare before Christmars e dei due efficacissimi Batman e Batman-Returns (oltre a tutta un'altra serie di titoli ben riusciti), ci regalava, ormai tre anni fa, un altro piccolo capolavoro della computer grafica. Burton fa convergere, in poco più di un'ora di film (misura canonica per i film d'animazione dalla Disney in poi), tutte le ansie e le suggestioni che hanno animato i suoi capolavori.
Il conflitto uomo macchina, costante sia del primo cinema di fantascienza sia di un filone letterario che si può far risalire al Frankenstein di Mary Shelley, fa da sfondo a un pianeta Terra del tutto cancellato, ridotto a un cumulo di macerie dalla cieca volontà progressista dell'uomo. La pellicola di Burton è una denuncia per l'uomo di oggi, un monito per ricordare a noi e ai nostri figli che la Terra non è nostra e che le nostre facoltà conoscitive hanno dei limiti.

I personaggi che fanno da protagonisti alle vicende, versione rinnovata dei classici homunculi alchemici, sono la riproposizione esatta di una piccola società che, dopo un periodo di crisi, cerca di recuperare la propria identità perduta all'interno di un mondo in rovina. I piccoli "androidi" ricalcano perfettamente una serie di tipi umani ancora oggi attuali e manifestano una volontà chiaramente semplificatoria e probabilmente pedagogica: attraverso questi tipi (non personaggi!), il regista sembra volerci insegnare che la ricostruzione della società, durante e dopo i periodi di "stato di natura", segue le medesime dinamiche. Nella fattispecie, soprattutto, ci si affida incondizionatamente alla figura di un capo carismatico (in questo capo, 1, il quale porta in maniera emblematica i simboli del potere religioso ed è non a caso refrattario rispetto al potere dello sviluppo tecnologico) che possa guidarci fuori dalla crisi. E' vero che non si tratta di invidividui sviluppati a tutto tondo (d'altronde è difficile farlo in un film d'animazione) ma sono tratteggiati con sufficiente precisione da far percepire allo spettatore che c'è un po' di ognuno di loro in ciascuno di noi.

Il film scorre piacevolemente, non risulta mai estremamente macchinoso e si muove con una certa agilità all'interno di un universo che è tratteggiato ma non approfondito al punto da destatre troppe domande nello spettatore medio. Le motivazioni della guerra uomo-macchina sono specificate in un apposito excursus che ricalca fedelmente le modalità di inserimento e di narrazione di questa scena (che ritorna in tutti i film che trattano questa materia; si veda p.e. The matrix), la quale costituisce la chiave di volta dell'intento pedagogico del film.

Tim Burton insomma ha confezionato un prodotto di tutto rispetto, che riprende in maniera forse un po' pedissequa dei topoi già un po' inflazionati. Ciònonostante, il suo stile inconfondibile, a metà fra lo steampunk e il gotico, rende tutto più interessante e caratteristico e questo aumenta l'attrattiva di una pellicola che gioca amabilmente fra l'intrattenimento e gli avvertimenti sui pericoli di un'esasperazione della volontà progressistica dell'uomo.

VOTO: 7/10
Il film in una frase:
"Hai risvegliato qualcosa di terribile!".

2 commenti:

  1. Scusa la pignoleria, ma questo non è DI Tim Burton, ma PRODOTTO DA Tim Burton. Ovvio ci sia una forte impronta burtoniana, ma mi par giusto dare a Cesare quel che è di Cesare e tributare i giusti onori a Shane Acker.
    Marco P.

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