mercoledì 11 gennaio 2012

Beckett on film (I e II) - Recensione


Act without words I di Karel Reisz (su un testo di S. Beckett) – Genere: teatro dell’assurdo – Inghilterra, 2002
Act without words II di Enda Hughes (su un testo di S. Beckett) – Genere: teatro dell’assurdo – Inghilterra, 2002
Due testi di Samuel Beckett girati in dvd e raccolti insieme agli altri capolavori del grande genio del teatro dell’assurdo nel cofanetto Beckett on film. Gli Act without words sono due storie estremamente breve (i cui testi stanno su un solo foglio) che, in maniera assolutamente muta, raccontano in chiave drammatica e al tempo stesso allegorica la condizione dell’uomo contemporaneo. Quando si compie un’operazione di questo genere c’è sempre il rischio di tradire lo spirito autentico delle opere in questione (potremmo elencare un numero imprecisato di adattamenti malriusciti) ma, in questo caso, il lavoro realizzato dai registi e dagli attori è ottimo; vale lo stesso per il capolavoro beckettiano Waiting for Godot.
Le storie sono molto semplici; si potrebbe dire che sono non-storie, da un certo punto di vista. Su uno sfondo praticamente nudo, vediamo un uomo che è gettato all’interno della scena e – in entrembi i lavori – cerca di… In effetti è già difficile descrivere che cosa facciano gli uomini di Beckett: il lavoro di decostruzione dell’impianto narrativo è completo e la definizione più adatta mi sembra questa: i personaggi vivono. Proprio in questo loro vivere, apparentemente senza senso, essi acquistano una dignità pienamente umana e assolutamente contemporanea. Essi sono il simbolo dell’uomo di Beckett per eccellenza, di cui ora vorrei tratteggiare brevemente i caratteri.
Il personaggio/uomo portato in scena dal drammaturgo è, come ho detto prima, gettato nel senso heideggeriano del termine. L’uomo contemporaneo è buttato violentemente in un mondo che non riconosce più suo, un mondo desacralizzato e snaturato dalla sua dimensione animistico-sacrale da Nietzsche in poi. E’ un mondo senza punti di riferimento, spazzati via violentemente dal terrore delle guerre mondiali e dai campi di sterminio. E’ un uomo senza Dio ma che ancora lo cerca. E di presenza sacrale ne vediamo molta soprattutto in Act without words I, ma più che il Dio cristiano l’entità con cui abbiamo a che fare sembra un malvagio genio cartesiano che si prende gioco dell’uomo-Tantalo.
I testi sono densi di significati e quanto ho riportato qui vuole essere solo un esempio, un semplice stimolo alla visione. I due brevi filmati si trovano molto facilmente su youtube e credo che possano essere una visione illuminante e folgorante per chi voglia avvicinarsi a questo genere di contenuti.
VOTO: 9/10

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