giovedì 19 gennaio 2012

Hans - Recensione



Hans
di Louis Nero - Genere: thriller - Italia, 2005.

Hans Schabe è un giovane dirigente in una società di smaltimento dei rifiuti. Il suo passato, segnato da una madre violenta e poco amorevole, tornerà a farsi sentire con violenza quando la sua follia comincerà a consumarlo, facendogli credere di essere condannato a ingurgitare tutta l'immondizia prodotta dall'uomo.

Interessante produzione italiana che conta, fra gli altri, la partecipazione illustre di Franco Nero (idimenticabile in Querelle de Brest di Fassbinder), Hans è un'opera criptica, di difficile lettura ma per molti aspetti interessante ed originale. La storia segue la discesa nell'abisso della follia di Schabe, dalla sua infanzia in giù. La pellicola è densa di interessanti riferimenti e sicuramente dal punto di vista contenutistico-concettuale è una produzione validissima. Numerosi sono i riferimenti espliciti ai padri della psicanalisi Freud e Jung e non a caso questa disciplina svolge un ruolo preminente nel film: non come mera strizzatura di un cervello bacato. Tutto il film può essere letto in chiave psicanalitica sotto il comun denominatore del sogno. In Hans i deliri onirici di Schabe sono indistinguibili dalla realtà e ne costituitscono, anzi, una parte integrante.

Le parti oniriche del lavoro di Nero sono anche le più interessanti dal punto di vista della realizzazione tecnica: in esse si fondono efficacemente scelte musicali appropriate (la colonna sonora è il fondamentale meglio riuscito del film), alcune pose fotografiche molto riuscite e delle soluzioni di montaggio e ripresa di tutto rispetto. Nella media però il lavoro mi sembra minato da alcuni difetti che ne pregiudicano il potenziale, prima fra tutti una capacità recitativa non sempre all'altezza del compito, soprattutto nella prima parte. In particolare ci sono situazioni in cui la ricerca estetica di Nero si spinge, io credo, troppo oltre andando ad assumere una staticità fossilizzante, che non permette al film di muoversi fluidamente. Ne risultano sezioni molto interessanti, contrapposte però ad ampi quadri narrativi che si immobilizzano in un autocompiacimento estetico che risulta a tratti pesante ed eccessivamente lento.

Hans in definitiva mi sembra un bel film, che io consiglio soprattutto per l'originalità di alcune trovate. I problemi che ho velocemente tratteggiato però mi hanno fatto rendere conto che ci si poteva spingere ben oltre, dato che i presupposti c'erano ed erano buoni. In ogni caso, come tengo sempre a dire quando vedo una produzione italiana del genere, decisamente meglio del 75-80% del cinema nazionale attuale.

VOTO: 6/10

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