mercoledì 18 dicembre 2013

Ken Park



Ken Park di Larry Clark e Edward Lachman - Genere: drammatico - USA, Olanda, Francia, 2002

Larry Clark è senza dubbio una personalità interessante, anche se non si può certo ritenerlo un regista di quelli che si vedono raramente. Intendiamoci, i suoi film sono interessanti e questo Ken Park conferma l'impressione positiva che avevo avuto guardando Kids, di cui il film del 2002 sviluppa le tematiche in chiave più complessa e intimistica. Ma siamo lontani da livelli di alta cinematografia: devo ammettere che il motivo principale per cui mi sono interessato alle opere di Clark deriva dal fatto che in esse è chiaramente leggibile una contaminazione con Van Sant e Korinne, cosa confermata dal fatto che entrambi hanno collaborato alle sue produzioni. Rimane da chiarire il senso di questa relazione, ma non è questa la sede per fare un'indagine di questo genere.

Sta di fatto che Clark, utilizzando stilemi già messi a punto nel precedente Kids e attingendo a un bagaglio tipicamente vansantiano (l'attenzione ai giovani, l'utilizzo di immagini eterogenee rispetto al flusso cinematografico propriamente detto, lo skate-park come messa in forma del dinamogramma etc.), confeziona un'opera interessante e connotata da uno stile più materico e terroso. Se van Sant sublima le sue narrazioni su un registro che sconfina spesso nella metafisica (Elephant e Gerry) o mette in crisi categorie epistemologico-estetiche consolidate (Psycho) il tocco di Clark si percepisce in un'attenzione ai corpi e alle loro forme, su cui la macchina da presa sapiente, affinata nell'esperienza del regista come fotografo, si posa con attenzione fin troppo evidente.

A Clark interessano allora le forme del corpo e le sue derivazioni, che vengono analizzate con estremo realismo senza fare sconti all'evidenza fenomenica delle cose. Il legame fra eros e thanatos viene indagato senza alcun tipo di censura, con il risultato che molte sequenze di Ken Park risultano sessualmente esplicite e - forse - non adatte a qualsiasi pubblico (il film è stato vietato in alcuni paesi e non saprei dire se sia stato effettivamente distribuito in Italia). Anche se a tratti il procedere di Clark si fa prevedibile, soprattutto nelle ultimissime battute del film, Ken Park rimane un film assolutamente valido, discreto da un punto di vista tecnico ma che si lascia guardare con piacere, purché si sia disposti ad un approccio anti-idealistico alla verità dei corpi (splendidi i personaggi dei due anziani signori, rappresentati con grande caratterizzazione fisiognomica e piscologica, come quello del padre di Claude, il cui unico difetto è forse quello di essere troppo standardizzato). 

VOTO: 7/10