domenica 15 gennaio 2012

Melancholia - Recensione




Melancholia di Lars Von Trier - Genere: drammatico - Danimarca, Francia 2011.

Justine arriva con il neomarito alla festa delle nozze che il cognato e la sorella Claire le hanno organizzato con un ritmato protocollo. Justine sorride molto ma dentro di sé prova un disagio profondo che la spingerà ad allontanarsi in più occasioni dai festeggiamenti provocando lo sconcerto di molti, marito compreso. Non si tratta però solo di un malessere esistenziale privato. Una grave minaccia incombe sulla Terra: il pianeta Melancholia si sta avvicinando e, benché il mondo scientifico inviti all'ottimismo, il rischio di collisione e di distruzione totale del globo terrestre è più che mai realistico. Tempo dopo, con Melancholia sempre più vicino, sarà Claire a invitare a casa sua la sorella.

Avevamo lasciato Von Trier dopo il discusso (almeno da me) film Antichrist, gigantesco e criptico labirinto mentale in cui uno spettatore medio non poteva che perdersi. Due anni dopo lo ritroviamo qui, dopo la querelle che lo ha visto protagonista al Festival di Cannes, di nuovo con la Gainsbourg a ricoprire un ruolo di primo piano. Sicuramente un film più fruibile anche per uno spettatore medio che, comunque, non dev'essere disattento (stiamo parlando di Von Trier... anche la linearità più semplice nasconde sfaccettature e interpretazioni impreviste).

In questo film ho trovato molto di quel Luis Bunuel di cui ho amato particolarmente due pellicole, tutte e due rivolte a pugnalare al cuore la classe dominante: la borghesia. Sia ne "L'angelo sterminatore" che ne "Il discreto fascino della borghesia", il regista padre del surrealismo dipinge con gelida freddezza, ma con non poco sarcasmo tutte le ipocrisie della sua società. Lars riprende il portato di queste grandi opere, che ho apprezzato molto per la coniugazione del gusto surrealista a tematiche di più stringente critica sociale, e le trasporta nel nostro mondo contemporaneo. Von Trier critica senza remore i portati fondanti della nostra realtà, a partire dal matrimonio che rappresenta ancora l'istituto fondante della famiglia, almeno in linea di principio.

Attraverso le crisi di Justine e il comportamento crudo ma realista di sua madre il regista dipinge la crisi della borghesia occidentale attraverso il crollo delle certezze. Mentre il pianeta Melancholia si avvicina inesorabile, il mondo cade lentamente a pezzi, senza bisogno di nessuna apocalisse da decine di milioni di dollari. Fino all'ultimo la crisi dipinta dal regista in questa sua ultima fatica è silenziosa e intima, ma non per questo meno destabilizzante. L'implosione dell'umanità avviene attraverso l'esplosione dei suoi difetti e delle sue ipocrisie. L'umanità sull'orlo della crisi di nervi (o del fallimento ontologico) è l'umanità del futuro, la visione che Von Trier probabilmente ha di noi.

E' un' umanità insicura e spaventata, incapace di muoversi e di compiere i più elementari passi all'interno del mondo senza rischiare di cadere, non in grado di impegnarsi in alcun tipo di legame senza sentirsi costretta (Justine). E' l'umanità della scienza che vive di assoluti e di certezze inoppugnabili, che giorno dopo giorno si vedono disintegrate dalle crisi multiple che ci stanno colpendo senza remore (il marito di Claire). E' l'umanità spaventata dal domani, che non è più in grado di vedere un futuro per sé stessa (Claire). L'elenco potrebbe continuare: Lars compone un quadro della crisi umana complesso e variegato, unendovi una brillantissima tecnica cinematografica.

A conclusione di questa recensione voglio consigliare a tutti la visione di questo film, che ho ritenuto splendido. Penso che al suo interno ci sia ancora molto da scoprire; probabilmente ci vorranno visioni plurime per riuscire a scavare nel portato complessivo di una pellicola che si vuole ampia e complessa. Voglio soltanto ricordare, alla fine di un resoconto che non si è speso molto sulla tecnica - comunque ottima - la splendida colonna sonora (in particolare il main theme) e le bellissime interpretazioni delle due protagoniste femminili Dunst e Gainsbourg (quest'ultima visibilmente arricchita dall'espserienza di Antichrist, pellicola che - mi sembra - dialoghi molto con quest'utlima).

VOTO: 9.50/10

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