mercoledì 11 gennaio 2012

Hard Candy - Recensione

Hard candy di David Slade – Genere: drammatico/thriller – Spagna, 2006
Hayley Stark (Ellen Page) è una ragazza di quattordici anni dall’aspetto esile ed innocente che si dimostra molto più matura dei suoi coetanei, passa il suo tempo leggendo i romanzi di Zadie Smith e l’autobiografia di Jean Seberg, e frequentando anche le chat, dove conosce il trentenne fotografo emergente Jeff (Patrick Wilson). Dopo alcune settimane di chat, Jeff propone a Hayley un incontro, che avviene in un noto locale. In quell’occasione il fotografo si dimostra molto gentile con lei, e dopo aver pranzato viene da lei convinto a portarla a casa sua.
Interessante film spagnolo, con una trama decisamente innovativa ma con alcuni punti d’ombra che non mi hanno certo entusiasmato. Andiamo con ordine però; dal punto di vista narratologico il film è importante, la trama è ben costruita e varia. Il tutto si gioca, come sempre in film del genere, sulla dialettica servo-padrone (o vittima-pedofilo in questo caso) ma, nel film proposto, si assiste a un interessante ribaltamente dei ruoli che, però, non è complementare ma netto e deciso. Si tratta di un rovesciamento completo, dal bianco al nero, dal bene al male. I confini rimangono sempre netti e distinguibili e non c’è nessun genere di contaminazione che – io credo – sarebbe stato più interessante.
I dialoghi sono buoni ma, a tratti, un po’ scontati. La fotografia invece è pienamente degna e anche le ambientazioni sono azzeccate: i colori netti e decisi della villa del fotografo sono il palcoscenico ideale per assistere alla degenerazione piscotica del ruoli cinematografici, ripresi da una buona fotografia che si concede in maniera sicura ma forse un po’ troppo insistita dei primissimi piani, a indagare le espressioni dei volti segnati dalle emozioni. L’interpretazione dei personaggi, poi, è buona e convincente. I due protagonisti (praticamente gli unici due personaggi) è credibile e ben calibrata sui ruoli che sono stati loro assegnati. Veramente disturbante, soprattutto, il personaggio della giovane ragazzina; il suo comportamento è tale – alla fine – da non permettere più di definirla semplicemente vittima indifesa. Con il procedere del film sembra perdersi irrimediabilmente la dimensione di eticità che caratterizza molti film del genere, con una soluzione interessante ma un po’ troppo insistita (forse).
Un film, comunque, riuscito e interessante. Ben realizzato dal punto di vista tecnico e insignito di qualche premio illustre che ne garantisce la buona qualità. Interessante, in ultimo, la similitudine (del tutto casuale, a detta del regista) fra la storia narrata e la fiaba di Cappuccetto Rosso; la protagonista porta una felpa rossa con cappuccio e non è così trascendentale rileggere le vicende come un rovesciamento della nota storia.
VOTO: 8/10
Il film in una frase:Hai presente quando ti ho detto che a noi adolescenti insegnano a non bere niente che non ci siamo preparati da soli? Beh! Èuna regola che vale per tutti”

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