domenica 16 giugno 2013

La notte dei morti viventi (1968)



La notte dei morti viventi di George A. Romero - Genere: horror - USA, 1968

Nel cinema, come in qualsiasi altro campo del sapere che abbia una sua estensione (o "evoluzione") diacronica, quando ci si appresta ad analizzare un prodotto di svolta, bisognerebbe sempre sforzarsi di comprenderne la novità estetica e la grande risonanza che ha avuto nell'evoluzione successiva del linguaggio che si va considerando. Nessuno mette in dubbio che Fino all'ultimo respiro, Ossessione o Blade runner siano titoli fondamentali per comprendere l'evoluzione delle forme espressive del cinema, ma quale sarebbe il pensiero sul film di Romero? E' probabile che, in virtù di un diffuso disamore nei confronti del cinema di genere lo si considererebbe come un prodotto secondario, compiendo una gravissima ingiustizia storiografica.

Il film di Romero è, infatti, a dir poco geniale. Al di là degli aspetti tecnici che potrebbero essere lungamente discussi (ma bisogna ricordare che è un lavoro ormai datato, i progressi nella finzione sono stati enormi e quindi non si potrebbe ritenerlo un titolo malriuscito solo perché oggigiorno siamo abituati a vedere un cinema profondamente diverso) è importante notare che Night of the living dead (questo il titolo originale) è stato probabilmente uno dei lavori cinematografici più generativi nella storia della settima arte. Romero ha canonizzato un genere e una figura (quella dello zombie, appunto) che avrà una grandissima fortuna in tutta la discorsività successiva (lo stesso Romero comporrà un'esalogia sul tema e non si possono dimenticare i remake e i sequel apocrifi dei suoi film, Fulci ne è un esempio). Lo zombie romeriano è una figura eterna, che fra l'altro potrebbe essere perfettamente immaginata come un simbolo della stessa pratica cinematografica; non a caso Bazin parlava per il cinema di un "complesso della mummia", che serviva a tenere in vita un corpo  soggetto alla minaccia della decomposizione. Le similitudini con lo zombie sono quindi piuttosto evidenti.

In merito al film considerato nella sua singolarità è importante notare come il regista sia riuscito a creare un intreccio che, per quanto tutto sommato risulti definito, lascia ampi spazi di manovra per integrazioni e interpolazioni con materiale diverso. La struttura narrativa e narratologica di La notte dei morti viventi è il prototipo esemplare di un nuovo tipo di serialità, più aperta all'intromissione di diverse figure autoriali che lavorano intorno ad un concetto più che ad una storia. La struttura base del film (un certo numero di individui cerca rifugio in un luogo per sfuggire dall'attacco) rappresenta la forma standard che assumeranno tutti i film di genere (anche quelli più recenti), limitandosi ad arricchire o a specificare degli aspetti che non erano stati sufficientemente messi in luce (ad esempio, cosa ha originariamente causato la trasformazione?).

Romero poi eleva il suo prodotto, contribuendo a farne il vero e proprio capostipite di una mitografia del non morto, grazie a una regia attentissima che sfruttando efficacemente la scelta del bianco e nero crea atmosfere ansiogene a partire da una scenografia praticamente inesistente. Soprattutto nei momenti più foschi poi, la fotografia si fa manichea e sottolinea con il netto contrasto luce-ombra la lotta che i protagonisti portano avanti, tentando di sottrarsi all'avanzata degli zombie. Anche il finale, per nulla scontato, è veramente ben fatto; certamente si tratta di un'eredità che andrebbe recuperata e studiata, per fare in modo che i prodotti che spesso ci vengono propinati dal cinema contemporaneo siano di una qualità meno infima e scadente.
VOTO: 8/10

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