domenica 9 giugno 2013

Io e Annie



Io e Annie di Woody Allen - Genere: commedia - USA, 1977

Woody Allen è uno degli autori più interessanti che hanno animato la scena cinematografica americana nella decade Settanta/Ottanta e, nonostante alcuni colpi sbagliati soprattutto con le sue ultime produzioni (Allen è un cineasta quanto mai prolifico), il suo valore all'interno della storia del cinema rimane indubbio. Il suo merito principale è quello di essere riuscito a creare un nuovo tipo di personaggio, un intellettuale tipicamente americano, cinico e pessimista, aggrappato al senso dell'esistenza in modo quantomai precario. Io e Annie è la storia disincantata di un amore che si consuma su sé stesso, implodendo quando il liquido propellente si è ormai esaurito. 

La storia, solidamente ancorata ad un'idea di base che l'estro schizofrenico di Allen si permette di far esplodere scompaginandone l'impianto narrativo, segue con occhio disilluso l'inasprirsi del topos letterario della love story, che ha animato tanti metri di pellicola americana sin dai tempi del cinema classico. Il trasporto sentimentale eminentemente autobiografico non viene mai meno e questo fa assumere al lavoro di Allen dei toni a volte spiccatamente melanconici. La sinfonia però si bilancia e completa con la vena del sarcasmo amaro, di un pessimismo verso l'uomo e le sue falsità che traspare tanto nella diegesi quanto nella messa in scena che il regista fa di questo stesso racconto. Nelle parole del comico Alvin, interpretato dallo stesso regista, c'è la consapevolezza di un mondo che non funziona come un film e di cui la stessa arte cinematografica non è altro che una copia edulcorata e senza asperità. 

Eppure Io e Annie riesce, nonostante questo, a non ripiegarsi nel suo guscio di solipsistica ma umoristicamente valida autocommiserazione; ci riesce grazie all'ottima prova della protagonista, che comunica con uno sguardo e degli atteggiamenti decisamente efficaci la necessità di ognuno di trovare il proprio posto nel mondo a fianco di chi si ama (il che non esclude l'ineluttabilità della fine, beninteso). A tutto ciò si deve poi aggiungere una regia di altissimo livello, grazie alla quale Allen (in un modo che è tipico del suo cinema) fa esplodere i confini del melodramma romantico aprendosi spazi di rapporto con lo spettatore, in cui creare nella discontinuità dei momenti di riflessione metacinematografica molto intensi anche se perfettamente inseriti in un contesto narrativo.

Io e Annie ha il grande merito, a fronte di un'impostazione generale schiettamente tradizionale, di ritagliarsi degli ambiti privilegiati in cui innestare un pensiero essenzialista sul ruolo del cinema, che soprattutto sul finale emerge come specchio riflettente di una realtà che non può essere mistificata, di un realismo lirico che non può essere disilluso.
VOTO: 8/10

Nessun commento:

Posta un commento