venerdì 14 giugno 2013

House at the end of the street



House at the end of the street di Mark Tonderai - Genere: thriller - USA, Canada, 2012

Il sottotitolo di questa recensione potrebbe essere: "ovvero: come prendere una puntata di Criminal minds, l'idea di base di Psycho e farne venire fuori un film". In effetti il film di Tonderai, nelle sale in questi giorni, risulta complessivamente poco originale sia per quanto riguarda l'impostazione generale della storia sia per i continui e malcelati riferimenti ad altre pellicole. Non che l'intertestualità sia di per sé un male in ambito cinematografico, anzi. In questo caso però sembra che il regista non sia riuscito a reinterpretare i suoi modelli e li abbia traslati senza troppi adattamenti al suo prodotto; questo è sintomo di poca originalità, anche se si tratta di una pratica enormemente diffusa oggigiorno (il che non implica che non sia da stigmatizzare!). 

Comunque House at the end of the street risulta, a una prima occhiata, un prodotto accettabile per quanto piuttosto scontato, che si lascia guardare anche se non apporta particolari innovazioni al genere in cui si inserisce peraltro perfettamente. La narrazione è semplice e segue una linea a volte troppo prevedibile; fortunatamente la tendenza si inverte nella seconda parte del lavoro e il coup de theatre messo in scena dalla regia si rivela efficace e interessante; ne consegue un buon ritmo, che riesce a tenere gli spettatori ben incollati al teleschermo.

Al di là di questo però, poco o nulla da segnalare. Se si eccettuano alcuni passaggi piuttosto riusciti a livello di fotografia (che sono - guarda caso - quelli meno funzionali al dispiegarsi della trama) e a un uso del montaggio discreto, di questo prodotto non rimane poi molto. A livello di sceneggiatura, soprattutto nella prima parte del lavoro, emergono dei grossolani problemi nell'impostazione dialogica che - complice anche una prova non sempre felice da parte degli attori - non è sempre convincente. 

Anche in questo caso devo dire che il tutto è decisamente migliorato nella seconda parte della pellicola, ma forse non è abbastanza: è vero che a questo punto si apprezza un intreccio più complesso, meno prevedibile e più strutturato, ma a chiunque abbia un minimo di cultura cinematografica non potrà non essere venuto in mente lo schema di base di Psycho, che qui - come si diceva - sembra essere stato ripreso senza variazioni grossolane. Soprattutto sul finale poi, il riuso sfocia nella citazione più pura e le due pellicole appaiono strettamente interdipendenti. 

La domanda che a questo punto varrebbe la pena di porsi riguarda il senso di questa operazione che, ai miei occhi, è sembrato inesistente; non c'è nessun ragionamento sulla pratica della copiatura dietro questa citazione erudita e il potenziale effetto eversivo ne risulta completamente sopito. Un vero peccato, perché House at the end of the street finisce col risultare nient'altro che uno dei soliti prodotti da cinema di genere. 
VOTO: 5.50/10

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