domenica 2 giugno 2013

A mia sorella



A mia sorella! di Catherine Breillat - Genere: drammatico - Francia, 2001

Romanzo nero di formazione, racconto intimo e perverso di una relazione familiare e del trapasso ad una vita adulta che corre come un auto lanciata pericolosamente in autostrada che serpeggia fra i camion, con il rischio costante di collidervi irrimediabilmente. Storia di un'estate in villeggiatura, un'estate di scoperta e un tragicamente definitivo rito di passaggio per due sorelle francesi. Mai così simili e mai così diverse: la più grande è candida, passionale; la minore è grassa, grossolana e continuamente sottoposta alle angherie di un padre assente e di una madre nevrotica. 

Eppure A mia sorella lascia dentro la grande idea, denunciata apertamente a livello di sceneggiatura, che questi sguardi così difformi (tanto diversi da far dubitare che siano anche solo consimili) si possano sovrapporre. C'è un'equivalenza percettiva in ciò che vediamo, spesso sdoppiato e presentatoci con gli occhi di entrambe le protagoniste. Così, mentre per una la notte è il regno dell'abbandono all'amore, della scoperta di una carnalità nuova e materica, per l'altra la condivisione dello stesso spazio diventa la sempre reiterata conferma della propria inadeguatezza a un modello rispetto al quale non riuscirà mai a essere perfettamente aderente.Il sistema dei valori etici di questo microcosmo in divenire è reso molto efficacemente attraverso un marcato pendolarismo fra l'odio e la condivisione di un comune senso di inferiorità nei confronti della figura materna, aliena rispetto a ciò che le succede in torno ma non per questo meno drammaticamente elegante. Nel suo gesto di accarezzare una sciarpa verde acqua c'è tutta la gravità di un destino non voluto, di sofferenze non dette e di una vita stridente rispetto al proprio io. 

Il comparto narrativo, solido e coerente ma abbastanza "graffiato" per riuscire a scorgerne tutta la potenza magmatica sottostante, è accompagnato da inquadrature nel complesso buone e da un uso intelligente, anche se un po' accademico, delle retoriche di montaggio. Se le sequenze in piscina sono cariche di una incombente drammaticità che stride fortemente con i colori iridescenti creando un melange decisamente degno, nei momenti drammaticamente più intensi (quelli per così dire in notturna, dove davvero la materia sessuale diventa l'oggetto fondamentale) tutto si fa molto più regolare, controllato ed emergono anche alcuni difetti di sceneggiatura. 

Siamo di fronte ad un'opera potenzialmente molto valida che, forse per il momento storico in cui è stata prodotta, si mostra decisamente poco autocosciente di sé e questo la spinge in un limbo di autocontrollo che ne limita fortemente le capacità espressive. Anche nelle scene a sfondo sessuale c'è una sorta di censura che, sebbene potrebbe essere accettabile come riflesso di una morale non ancora matura della protagonista, risulta solo inutile e in disarmonia rispetto al resto (la procacità con cui si mostra la figura femminile è in netto contrasto con l'ostinata attenzione che la regista mette in atto per nascondere il sesso maschile). Una pellicola decisamente interessante, che avrebbe dovuto senza dubbio spingersi oltre.
VOTO: 6/10

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