sabato 15 giugno 2013

Inland Empire: L'impero della mente



Inland Empire: L'impero della mente di Daivd Lynch - Genere: drammatico/grottesco - USA, Polonia, Francia, 2006. 

La genialità di David Lynch si è sempre caratterizzata per la sua perturbante stravaganza e per la sorprendente capacità di dividere il pubblico e la critica. Il Farinotti attribuisce (ingiustamente) la valutazione minima fra quelle disponibili a Strade perdute e lo stesso Inland empire ha ricevuto pareri decisamente discordanti su molti dei siti che ho consultato. In effetti si tratta di una sensazione che, se proprio non si vuole condividere, vale almeno la pena di comprendere e il prodotto che stiamo considerando rende facilmente ragione di questi dati di fatto. Anche solo considerando la durata - praticamente di tre ore - si riesce facilmente a capire che il cinema di Lynch (soprattutto quello dell'ultima stagione, di cui fanno parte entrambi i film citati) non è un cinema per tutti e si caratterizza per uno stile e una modalità di messa in scena fortemente respingenti rispetto al pubblico, di cui evidentemente non interessa cercare il consenso. 

Se però in Strade perdute Lynch si manteneva quantomeno entro una cornice narrativa esistente ancorché lasciata esplodere in una formazione diegetica incoerente e contraddittoria, Inland Empire è, da questo punto di vista, ancora più estremo. Non c'è neanche il tentativo di creare lo scheletro di una narrazione che si possa definire tale e il risultato complessivo andrebbe inserito nella categoria dell'esperienziale più che in quella del visuale. Inland empire è forse più simile a una videoinstallazione o a un'insieme di queste ultime, piuttosto che a un film. 

Le sequenze che compongono questa summa lynchiana sono molteplici, conflittuali e tra loro contradditorie; non solo non c'è illusione di realtà ma anche la stessa idea di un percorso filmico coerente viene completamente meno. Si mescolano i più diversi registri sia nella forma che nel contenuto e tutto concorre a creare un senso di spaesamento che comunque non sembra mettere in discussione le innegabili caratteristiche fascinatorie di un titolo tanto controverso. Tutto è surreale e sospeso nel tempo e nello spazio e le sequenze con i conigli (fra le più geniali di tutto il film) rappresentano la quintessenza di questo concetto e non possono non ricordare alcune delle realizzazioni più felici del Surrealismo artistico (Max Ernst, Dalì e altri). 

Paradossalmente ci troviamo di fronte a un film che sembra non voler essere guardato, come se la pellicola si fosse autoimpressionata per errore e fosse meritoria solamente di essere dimenticata in un cassetto. Inland Empire non è neanche un film, forse. Certamente è un vero e proprio capolavoro del genio umano, che - a mio modesto avviso - non ha bisogno né presuppone spiegazioni. Online ho trovato molti tentativi di stabilire il senso delle immagini messe in campo da Lynch, ma davvero ricostruire una nozione di questo genere è utile e possibile? La volontà tassonomica che sembra dominarci (si pensi a quanti modelli sono stati elaborati per spiegare Inception!) non rischia forse di non rispettare la singolarità estetica di alcuni prodotti che di questi schemi classificatori si fanno continuamente beffa? Io credo che sia molto più interessante ed esteticamente funzionale, perdersi nel labirinto delle immagini e dei cunicoli narrativi senza uscita.
VOTO: 8.50/10

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