mercoledì 12 marzo 2014

Toy Story: Il mondo dei giocattoli



Toy Story: Il mondo dei giocattoli di John Lasseter - Genere: animazione - USA, 1995

Io non sono mai stato un grande amante della Disney; è vero che da piccolo ho consumato la videocassetta de Il Re Leone e ho imparato a memoria tutte le canzoni di Nightmare before Christmas ma non ho mai avuto la passione sfrenata che molti pure hanno per film come La Sirenetta, Pocahontas etc. Meno ancora per i film Pixar, di cui ho visto giusto Alla ricerca di Nemo e molto più recentemente Monsters University. Essendomi trovato più o meno costretto a vedere Toy Story, primo film Pixar e capostipite dei lungometraggi di animazione realizzati completamente in digitale, non ho potuto fare a meno di rimanerne piacevolmente colpito per almeno un paio di motivi fondamentali, che cercherò di sintetizzare qui sotto attorno alla definizione di postmoderno. Va da sé che il termine è inflazionatissimo a partire da quando ne ha parlato il buon Lyotard, ma mi sembra che per un'opera come quella di Lasseter non ci siano indicazioni migliori, che abbiano la capacità di metterne in risalto le caratteristiche precipue pur inserendole all'interno di un panorama più o meno riconoscibile. Ben più e ben prima di Matrix, Toy Story è un'opera profondamente connessa alla "condizione postmoderna".

La caratteristica principale dei film Pixar, che si vede molto bene già da questo primo lavoro (per quanto un po' incerto a livello di animazione) è la capacità di trattamento delle forme digitali. In tutti i film di questa casa produttrice si registra infatti un pregevole tentativo di rendere attoriali le performance dei corpi digitali sintetizzati al pc. I movimenti e le azioni dei giocattoli di Andy mimano senza difficoltà le caratteristiche di un'interpretazione filmica e anche a livello linguistico inquadrature, fotografia e montaggio cercano di emulare effetti di spiccata cinematograficità, riuscendoci quasi sempre in modo certo soddisfacente. Tutto questo si fonde con una colonna sonora che, nel caso dell'edizione italiana, ammetto candidamente di non aver gradito molto: a differenza degli altri film Disney classici mi sembra che anche a livello testuale siano piuttosto carenti. 

L'altro grande pregio del film è senza dubbio la sua capacità di connettersi a un tessuto di conoscenze condivise, citando (anche qui in maniera pienamente postmoderna) tutta una serie di altre pellicole ben sedimentate all'interno della memoria collettiva: Il Re Leone, Shining, Star Trek, Alien sono solo alcuni dei titoli che vengono inseriti nella fitta rete di riferimenti messa in scena da Lasster. E' vero che la citazione si risolve in un semplice gioco di individuazione, ma il tutto - data anche la natura del film - è comunque divertente e raggiunge il suo scopo. Tutto questo rende Toy Story un film ben riuscito nel suo intento, così come meritato è l'Oscar a Lasseter: un autentico premio speciale per la sua capacità registica nel primo film completamente digitale.

VOTO: 7.50/10 

2 commenti:

  1. Credo che paragonare Toy Story ai classici disney sia qualcosa di molto fuorviante, visto che Toy Story é un film al 100% Pixar (per lo meno, nella versione finale) e soltanto distribuito da Disney. Ad ogni modo, a prescindere dai gusti personali, Toy Story entra di diritto nell'olimpo nel cinema d'animazione (e quando dico olimpo intendo Zeus, mica Ecate) proprio perchè il cinema l'ha rivoluzionato. Se poi aggiungiamo che quelli di Toy Story sono tra i personaggi animati più iconici e amati di sempre, oltre a tutto quello che hai giustamente sottolineato, il voto finale suona quasi come una bocciatura per tutto quello che i cari vecchi Woody e Buzz hanno saputo regalare a generazioni di bambini (e non solo).
    Saluti!

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    1. Grazie del commento. Forse hai ragine sulla prima parte; ammetto che non sono un grande conoscitore né di Pixar né di Disney quindi ho evidentemente commesso una leggerezza; puntualizzazione preziosa quindi.
      Riguardo al voto, non la vedo come una bocciatura: sicuramente Toy Story ha avuto come buona parte dei film di cui parliamo un valore di culto per tanti, ma evidentemente non era ancora un prodotto pienamente maturo. Certo, sul giudizio ha sicuramente influito il fatto che per me quel valore di culto non l'ha avuto e soprattutto che lo vedo oggi, dopo più di dieci anni, con tutti i passi avanti che la tecnica ha fatto.

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