sabato 1 marzo 2014

Memento



Memento di Christopher Nolan - Genere: thriller - USA, 2000

Christopher Nolan è uno dei registi in ascesa dell'attuale panorama cinematografico, essendo riuscito a formare una fitta schiera di fan e ammiratori nel decennio 2000-2010 con un clamoroso successo commerciale come Il cavaliere oscuro e un film estremamente discusso e analizzato come Inception. Memento è uno dei punti d'origine di questo fenomeno e il secondo lungometraggio che porta la firma del regista. Ammetto che per mio gusto personale non amo Nolan e l'abnorme successo che ha avuto, ma senza dubbio il compito della critica è di considerare lucidamente un film facendosi influenzare il meno possibile dai propri preconcetti. Dunque, Memento, che secondo me è una macchina per l'interpretazione. 

Senza dubbio bisogna riconoscere al regista il merito di aver sceneggiato un film interessante, sia dal punto di vista tecnico sia per quanto riguarda la gestione della diegesi, quantomeno innovativa considerando l'anno di realizzazione. Nolan opera con grande capacità un'operazione fortemente decostruttiva nei confronti della narrazione lineare, rovesciandone il senso di percorrenza e frammentandola ulteriormente entro un gioco di richiami e specchi per le allodole che, confondendo lo spettatore, lo riportano al grado di conoscenza del mondo che ha il protagonista. Nolan, almeno in un primo momento, rifonda il meccanismo dell'immedesimazione spettatoriale in senso fortemente antitetico rispetto a quanto si usa fare nel senso classico. E' una immedesimazione in assenza, che progressivamente viene meno con il procedere del film e il continuo complicarsi della lettura degli eventi: il nostro sguardo, entrato nell'ottica confusiva degli eventi, acquisisce una competenza superiore a quella di Leonard, che a questo punto si scolla progressivamente dalla nostra ottica, sino ad apparirci distante, come un ricordo sfocato.

Intendiamoci, il film di per sé è apprezzabilissimo, per quanto secondo me sia interessante più sotto il profilo teorico che sotto quello della fotografia o dell'interpretazione (trovo la sceneggiatura un po' forzata nella parte finale e anche la prova di Guy Pearce non è sempre convincente). La cosa che veramente mi sembra far perdere al film la sua bellezza sta al di fuori di esso e quindi non rientrerà nel giudizio che di Memento si darà a breve. Eppure, come per Inception, ha davvero senso forzare la macchina concepita da Nolan e sviscerarla nel dettaglio, analizzando con precisione matematica lo schema della narrazione? Che cosa si guadagna con questo esercizio ermeneutico, se non una narrativizzazione pseudo-linearizzata di una vicenda che invece per sua stessa natura dovrebbe essere indistinta, irrisolta e lontana dalla pacificazione? 

Io credo che un film come Memento, che è stato vivisezionato senza pietà dai teorici più che dai critici, necessiti di essere lasciato in pace e di essere fruito per quello che è. Questo non vuol dire che esso non debba diventare terreno d'analisi, ma ogni interpretazione dovrebbe tener conto della natura del testo e mi sembra che l'azione di certe griglie teoriche su lavori di questo genere finisca con l'impoverirli. Il che è un grande peccato.

VOTO: 7.50/10 

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