domenica 9 marzo 2014

The Butterfly Room: La Stanza delle Farfalle



The Butterfly Room: La Stanza delle Farfalle di Gionata Zarantonello - Genere: thriller - Italia, USA, 2012

Gionata Zarantonello, multiforme talento del cinema italiano, vicentino classe 1979, è riuscito nella difficile impresa di realizzare con The Butterfly Room un thriller/horror competitivo ed efficace, peraltro potendo contare su un cast di tutto rispetto. Le attrici protagoniste del suo lavoro infatti hanno interpretato ruoli di primo piano in numerosi film horror che hanno fatto la storia del genere: Nightmare, Non aprite quella porta, Halloween: La notte delle streghe e addirittura Fuoco cammina con me dello straordinario David Lynch. Dunque il film zarantonelliano ha un po' il fascino polveroso (stavo per dire imbalsamato) dei grandi titoli del passato, dal cui stile immediato si discosta però decisamente. Abbandonando la formula slasher, evidentemente ormai inefficace, il regista si lancia in un'operazione dal sapore hitchcockiano che propone una vicenda fortemente implicata con un'analisi di tipo psicanalitico. 

Barbara Steele da' corpo a un personaggio straordinariamente vitale, che sta tutto nel suo volto rugoso e segnato dal tempo e dalla patologia. Così Ann diventa la quintessenza della madre fallica, figura onnipresente e totalizzante che diventa l'incubo della figlia e dei surrogati successivi che la stessa Ann tenterà di crearsi. E qui, in questa breve spiegazione, c'è tutta la vastità del cinema di Hitchcock da Psycho a La donna che visse due volte. Tutto questo è raccontato da Zarantonello con una grande capacità registica, che scioglie la narrazione entro una struttura di rimandi e reminiscenze che riflettono in pieno il processo psicologico implicato nello sviluppo della storia. In questo mondo di sole donne, dove gli uomini sembrano essere banditi quasi del tutto (la stessa Ann dirà che nessun uomo ha mai messo piede nella stanza delle farfalle!), la maternità diventa un incubo più che una scelta e le conseguenze si preannunciano subito rovinose. Così tutta la drammaticità del film è contenuta nella sequenza dei titoli, dove una vasca da bagno si trasforma in un lago di sangue, con un evidente richiamo alla metafora amniotica come culla della vita, rovesciata di segno grazie alla comparsa "virale" del flusso mestruale. 

Tutto sommato il lavoro di Zarantonello mi sembra meritevole e soprattutto, internazionale. Pur in presenza di alcuni difetti tecnici come un uso abbastanza scontato delle transizioni temporali che spesso si risolvono in evitabili scene riempitive, il film è senza dubbio interessante e piacevole per quanto non eccessivamente innovativo dal punto di vista della trama: tutta la vicenda che porta all'escalation finale era facilmente intuibile e peraltro appare mutuata dal non imperdibile The Phone

VOTO: 6.50/10 

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