lunedì 10 marzo 2014

Inferno



Inferno di Dario Argento - Genere: horror/thriller - Italia, USA, 1980

Chi mi conosce sa che non amo i film di Argento e che in linea di massima lo trovo un regista sopravvalutato. Ho apprezzato Profondo Rosso per la particolarità dello stile, l'intricata struttura drammatica e la bella interpretazione della Calamai, ma non amo la poetica di questo autore e il suo modo usuale di raccontare. Peraltro, anche al di là del mio gusto personale, è innegabile che già da Il Cartaio Argento abbia subito una inflessione involutiva veramente sconfortante, a tal punto che Dracula 3D è praticamente inguardabile. Tuttavia ho un ricordo abbastanza preciso di Suspiria, capostipite della Trilogia delle Tre Madri che si è conclusa solo in anni recenti con il tragico La Terza Madre, che non vale un soldo bucato. Inferno è il secondo episodio di questo ciclo ed ha l'indubbio merito di portare a chiarezza gran parte delle questioni che in Suspiria restano poco chiare (il che di per sé non è spiacevole, anzi Suspiria è probabilmente il film, dei tre, meglio riuscito e che ha più senso di esistere anche scorporato dal progetto triadico). 

La diegesi rispetta i classici canoni argentiani: morti misteriose che fanno capo ad una forza oscura (materiale o "fantastica", come nel caso in esame) verranno spiegate e risolte nel finale attraverso le indagini del/della protagonista, sempre caratterizzate da un forte elemento di casualità (non si capisce bene come si arriva allo scioglimento dell'enigma e questo di solito avviene in maniera indipendente dalle azioni indagatrici). Nel nostro caso questo sviluppo non certo originale soprattutto per chi conosce l'opera del regista, porta in primo piano tutta una serie di cliché narrativi fortemente standardizzati e - più ancora - mutuati senza troppa fantasia da un gusto gotico piuttosto fortunato nel cinema italiano. All'interno di scenografie anche ben fatte e dominate dal rosso quasi iridescente di molte superfici, vediamo dispiegarsi i luoghi classici di questo immaginario: il bosco paludoso e nebbioso, la caverna sotterranea, l'antro alchemico etc. La stessa figura della Strega, che qui viene a sovrapporsi a quella della Morte risponde a questo orizzonte di pensiero. 

Stilisticamente il film è anche interessante, fors'anche più di Suspiria, ma devo ammettere in tutta onestà che questa costante evocazione quasi favolistica dell'immaginario oscuro non mi piace assolutamente. In aggiunta questa scelta da' al film un andamento eccessivamente lento, denso di scene inutili e caricato di un'insistenza eccessiva su momenti che avrebbero potuto essere sbrogliati in maniera più celere, favorendo invece una maggiore attenzione al finale, liquidato in fretta e troppo repentinamente. L'impressione che se ne ricava è quella di un film eccessivamente lungo, che non ha le forze di reggere per tutto il tempo di visione e in certi tratti finisce seriamente col risultare noioso.

VOTO: 5/10 

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