sabato 29 marzo 2014

Cure



Cure di Kiyoshi Kurosawa - Genere: thriller - Giappone, 1997

A partire dagli anni Novanta e per buona parte del decennio immediatamente successivo l'estremo Oriente ha regalato alla cinematografia mondiale una serie di titoli assolutamente fondamentali per il rinnovamento del genere horror, a partire dal meraviglioso Ring di Hideo Nakata. Cure, film di cui ero a conoscenza ma che ho rivisto con molto piacere grazie al consiglio di Roberta Novielli, si inserisce decisamente in questo filone estetico, seppure con un aroma più thriller e legato al leitmotiv dell'indagine poliziesca. A partire dalle ricerche del detective Takabe su una serie di strani omicidi si sviluppa una trama incredibilmente originale per l'epoca, orbitante intorno al problema del mesmerismo e della suggestione ipnotica. Ma se Kurosawa si fosse limitato a svolgere - seppure con precisione e dovizia - un compitino già scritto il film sarebbe decisamente mediocre. La capacità registica di Kurosawa, invece, riesce a garantire a questo Cure un alto livello di ricercatezza formale, che si traduce in uno stile visivo: inquadrature permeate di un malessere interiore che sembra promanare, come un'aura, direttamente dai personaggi si articolano in lunghi e agonizzanti piani-sequenza che ritagliano campi oblunghi e carichi di un'ansia atavica.

C'è molto Fincher in tutto questo e lo stesso Kurosawa ha ammesso di essersi ispirato a Seven oltre che a Il Silenzio degli Innocenti, anche se in questo caso i riferimenti mi sembrano più estemporanei e contingenti, meno pregnanti insomma. Lo stesso consegnarsi (seppure involontario) alle autorità del responsabili dei crimini ricorda molto più John Doe che non Hannibal Lecter, del cui fascino - purtroppo - non c'è alcuna traccia in Cure. La cosa straordinaria comunque è proprio che Kurosawa sia riuscito a integrare gli stimoli provenienti da questo cinema tipicamente americano filtrandoli, grazie alla sua cultura di origine, sino a creare un prodotto completamente originale e stilisticamente quasi agli antipodi del modello. Kurosawa ricerca un'antispettacolarità intimista e a tratti lirica, basata molto più sulla sottile interazione psicologica che sull'evidenza del macabro (seppure a tratti questo registro diventi evidente, come nel momento in cui la dottoressa viene colta nell'atto di privare la sua vittima del proprio volto). 

Per tutti questi motivi Cure è senza dubbio un film consigliato, da rivedere anche solo per una questione storicistica o per godere di un buon thriller, ben scritto e ancor meglio girato. Astenersi patiti della truculenza gratuita e delle sceneggiature senza spessore, che privilegiano un'inutile esasperazione della violenza visiva.

VOTO: 7.50/10 

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