giovedì 6 marzo 2014

Capitan Harlock



Capitan Harlock di Shinji Aramaki - Genere: animazione/fantascienza - Giappone, 2013

Capitan Harlock, anime tratto da un felice manga di Matsumoto, è stato senza dubbio uno dei prodotti che ha fatto epoca e ha segnato la generazione nata negli anni Ottanta. Personalmente non conosco bene il personaggio di Harlock, avendo solo qualche vago ricordo dei pochi episodi visti in tv, ma senza dubbio la pervasività di questa serie è stata tale da renderla uno dei marchi di fabbrica del Giappone per la generazione che lo ha seguito nel suo concreto sviluppo. Probabilmente l'effetto di Harlock è stato simile a quello che ha avuto Neon Genesis: Evangelion su di me. Paragone non casuale, perché entrambe le serie prendono in prestito gli stilemi e le movenze retoriche della fantascienza per raccontare storie incredibilmente attuali, che gettano una luce intelligente e inedita sul nostro presente. Alla faccia di chi sostiene che l'animazione sia un genere secondario. Il rilancio di Aramaki andava dunque incontro ad aspettative altissime, soprattutto da parte di chi la figura del pirata spaziale la conosce bene, certamente meglio di me. 

Quello che balza subito all'occhio guardando Capitan Harlock è la straordinaria perizia tecnica dispiegata dalla produzione, che ha stanziato un budget enorme (più di dieci milioni di dollari) per la realizzazione del progetto. Questo ha consentito di realizzare animazioni convincenti e credibili, oltre ad aver garantito una qualità assolutamente straordinaria alle scene di battaglia campale e una evocatività senza precedenti alle ambientazioni dettagliate e credibili. Tecnicamente dunque nulla da segnalare: in particolare per quanto riguarda la caratterizzazione dei personaggi è possibile apprezzare la qualità della progettazione, in particolare per quanto riguarda le figure femminili.

Da un punto di vista narrativo le cose si fanno più complicate, forse anche troppo. Aramaki attinge ampiamente alla saga dei Nibelunghi per realizzare un film di circa due ore nel quale sullo sfondo di una diatriba familiare che ruota (come sempre) attorno alla Terra e alla sua immagine, si staglia la figura ombrosa di Harlock, caratterizzata bene nelle sue ambiguità e certamente molto affascinante. Si potrebbe obiettare che forse il Capitano non è il protagonista assoluto del film, ma personalmente ho abbastanza apprezzato questa caratteristica, considerando che una maggiore definizione dei suoi tratti avrebbe rischiato di far venir meno quell'apparenza spettrale che lo contraddistingue; credo che sarebbe stato un peccato ben più grave. A livello drammatico però la storia è molto involuta e a tratti piuttosto stentata, sopratutto per quel che riguarda alcuni elementi del rapporto fra i due fratelli, sui quali registro un'insistenza eccessiva, che anche visivamente si traduce in un debito maggiore nei confronti di altri titoli non solo cinematografici (penso a Guerre Stellari, L'Impero colpisce ancora e al videogioco Final Fantasy XII). 

Nel complesso il film è ben riuscito e intrattiene senza difficoltà, lasciandosi apprezzare anche da chi (come il sottoscritto) non era un fan di Harlock. Non si tratta certamente di un capolavoro, ma penso che per come viene condotto il cinema di questi tempi si possa sposare il commento di chi sosteneva che la sola resa dell'Arcadia (l'incrociatore di Harlock) valga il prezzo del biglietto.

VOTO: 6.50/10 

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