sabato 8 marzo 2014

Shame



Shame di Steve McQueen - Genere: drammatico - Regno Unito, 2011

Steve McQueen, reduce dalla cerimonia degli Oscar che lo ha visto premiato con il suo 12 anni schiavo, ha senza dubbio una predilezione per Michael Fassbender, che ha impiegato - oltre che per il titolo vincitore di ben tre Academy - anche in  Hunger e nel qui presente Shame. Il film, apprezzato dalla critica e dal pubblico, affronta il tema innovativo della ninfomania maschile, presentandoci un protagonista ossessionato dai desideri del sesso o per meglio dire dalla necessità irrefrenabile di soddisfare quella che si configura sempre più come una esigenza patologica. Così nei colori plumbei di una città anonima in ferro e vetro (la trasparenza ha un ruolo fondamentale nella definizione dell'intreccio drammatico del film, così come l'idea del vedere/passare attraverso una soglia), quello che sembrerebbe un normale business man dell'economia dei flussi viene dipinto con attenzione ai dettagli dalla perizia registica di McQueen, che ce lo presenta nella sua debolezza e fragilità. 

All'interno di un'orchestrazione attentissima delle immagini, in cui predomina la perfezione formale più assoluta, il tentativo di Fassbender di conquistare una agognata normalità è destinato a rimanere insoddisfatto e l'intera vicenda assume delle movenze quasi tragiche nella ineluttabilità di un destino a cui non sembra possibile sfuggire anche sbarazzandosi di tutto ciò che lo rende concreto (in questo senso è esemplare la scena in cui Fassbender si sbarazza delle riviste erotiche, fatte scorrere vertiginosamente davanti agli occhi dello spettatore con un effetto da flick-book). Molti hanno ritenuto che, per le diverse scene di sesso presenti nella pellicola e per l'assenza di pudore del regista, che mostra senza censure i nudi dei personaggi, il film potesse essere collocato sotto la categoria erotica. Niente di più sbagliato, mi pare: non c'è nulla di erotico nella spasmodica ricerca del protagonista che addirittura nel finale del film si ritrova perso in un locale d'incontri gay, raffigurato con cromatismi quasi demoniaci. Dunque più che una spinta all'eros nelle inquadrature ben realizzate da McQueen, che assumono soprattutto in esterna tratti paradossalmente plumbei e cristallini, non c'è una spinta alla vita, ma come un costante desiderio di morte.

Il film nel complesso è tecnicamente molto buono e anche la narrazione regge bene anche grazie alla ottima interpretazione del protagonista. Personalmente avrei preferito che lo stile di regia fosse a tratti meno controllato, paradossalmente più impreciso; forse avrebbe reso meglio l'idea del precipitare degli eventi e della psiche del protagonista. Certo è anche vero che questa stessa politezza formale potrebbe essere in contrasto con l'andare della narrazione, ma non mi sembra questo il caso. Senza dubbio Shame è un titolo interessante e molto ben fatto. Le poche critiche che ho potuto muovergli sono più che altro relative al mio gusto personale, che può incidere soltanto in parte sulla definizione del valore di un prodotto come questo, nel quale peraltro è presente un finissimo lavoro sul suono che impreziosisce una tessitura già molto meritevole.

VOTO: 8/10 

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