venerdì 21 marzo 2014

47 Ronin



47 Ronin di Carl Rinsch - Genere: azione/fantasy - USA, 2013

 Che speranza di successo potrebbe mai avere un film ambientato in Giappone, che si presenta almeno apparentemente come estremamente compromesso con la cultura del Sol Levante e che è stato prodotto interamente negli Stati Uniti? Quanto può essere credibile un film che saccheggia senza pietà un immaginario condiviso denaturandolo attraverso il richiamo fuorviante a luoghi comuni abbastanza riconoscibili e che - in aggiunta - punta molta della sua comunicazione pubblicitaria su un personaggio (l'uomo tatuato che si vede anche in questa locandina), che in realtà è poco più di una comparsa? Evidentemente, molto poco. E così per la regia dell'anonimo Carl Rinsch (non ha neppure una pagina wikipedia...) arriva sui nostri schermi la trasposizione cinematografica della bellissima vicenda dei 47 Samurai senza padrone, vicenda abbastanza nota della storia giapponese (per chi non sa di cosa si stia parlando c'è, di nuovo su wikipedia, una pagina abbastanza precisa in merito). In sé la storia avrebbe potuto essere molto ben realizzata, se chi si è messo dietro la macchina da presa avesse almeno cercato di adottare uno sguardo sul mondo e sulle cose d'impronta nipponica. 

Sì, perché la grande difficoltà di questo film - e il motivo principe per cui è un mezzo fallimento - è la completa incapacità di Rinsch di abbandonare lo schema spettacolarizzante d'impronta americana e di fare almeno un tentativo nella direzione di un racconto più calzante rispetto alla sensibilità che si cerca di riprodurre. Al di là delle reminiscenze visive di alcuni topoi piuttosto comuni della cinematografia giapponese (potrebbe essere una mia impressione ma ho trovato diversi echi a Ran, capolavoro di Akira Kurosawa e addirittura ad alcuni elementi dell'animazione di Miyazaki). In realtà quindi Rinsch tenta di entrare all'interno del mondo che vuole mettere in scena ma lo fa male, soprattutto appoggiandosi a questi echi che fanno leva per l'appunto più sulla memoria visiva del pubblico che su un vero interesse di questo genere. Lo confermano anche la struttura narrativa, che sembra modellabile più sul videogame che sul film, e l'insistenza su elementi romantici e lacrimevoli della trama, tipicamente americani.

Se a questo aggiungiamo un comparto tecnico non certo indimenticabile per quanto dignitoso, il risultato finale è piuttosto noioso e in generale poco riuscito. Ed è un peccato, perché in mani esperte la storia dei quarantasette Ronin avrebbe senza dubbio potuto originare un film assolutamente degno e affascinante. 

VOTO: 4/10 

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