martedì 14 maggio 2013

Transsiberian



Transsiberian di Brad Anderson - Genere: drammatico/thriller - Spagna, Germania, Regno Unito, Lituania, 2008

Di solito non apprezzo particolarmente i film molto lunghi, a meno che non siano estremamente densi dal punto di vista narrativo (pensiamo ad esempio agli episodi de Il signore degli anelli che, al di là della lunghezza veramente colossale, comunque non annoiano mai). Per questo motivo il film di Anderson mi si prospettava terribile, ma così non è stato. Quello che mi ha sorpreso, soprattutto, è stato notare come questo accadesse anche senza una trama prepotente; la struttura narrativa del film è infatti abbastanza rada e dilatata e lascia ampio spazio a intermezzi estetici molto interessanti.

La narrazione miscela sapientemente elementi attinti da diversi registri stilistici, con un'apertura in pieno genere drammatico che vira, nell'ultima parte della pellicola, su stilemi thriller con accenti grotteschi. Nel complesso però le transizioni appaiono piacevoli, cosa aiutata anche dal fatto che alcune di esse vengono annunciate in maniera sotterranea già nel precedente sviluppo della storia. I personaggi appaiono ben caratterizzati e anzi, sono proprio le loro ben definite individualità a far procedere (seppure con qualche caduta nel banale) la vicenda mantenendo inalterata l'attenzione dello spettatore.

A ciò si deve necessariamente aggiungere un comparto tecnico meritevole, che brilla sopratutto per la fotografia veramente ben fatta: le ambientazioni, soprattutto in esterna, sono splendide e spesso la scelta del punto di ripresa costruisce le inquadrature in maniera rigorosa ma tanto bella da apparire quasi casuale. Interessante è anche il fatto che una dei protagonisti sia fotografa e che proprio l'immagine fotografica contamini pesantemente la struttura del film, fondendosi con la successione dei fotogrammi. 

Un altro spunto meritevole di attenzione è quello che si presenta soprattutto nella prima parte del lavoro di Anderson e che vede un continuo cambio della lingua utilizzata nei dialoghi, come se la Siberia che si sta attraversando in treno sia una terra di nessuno, una terra senza storia la cui verità rimane per sempre sepolta sotto la neve, nel silenzio delle persone rappresentate (nell'immagine fotografica come in quella cinematografica) con spunti di ejzenstejniana memoria.
VOTO: 8/10

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