sabato 18 maggio 2013

Audition



Audition di Takashi Mike - Genere: drammatico/thriller - Giappone 1999

Avevo sentito molto parlare di Takashi Mike, attualmente in concorso a Cannes con un nuovo film e così ho deciso di prendere la palla al balzo e guardare questa pellicola che mi è capitata davanti agli occhi in una delle classifiche del sito di cultura popolare Complex. Decisamente ne è valsa la pena, essendomi ritrovato davanti a un lavoro molto interessante ed accurato. Il film, che dura all'incirca due ore, viaggia in sordina per tutta la prima parte. Al di là della bella impostazione delle immagini e dell'indubbia qualità della regia, non sembra esserci un motivo particolare per interessarsi alla vicenda (se non la stranezza di fondo, tipicamente giapponese; chi altri sarebbe stato in grado di pensare di trovare una moglie tramite un provino cinematografico?). Durante tutta la seconda metà del film però la situazione si complica, diventa più interessante e coinvolgente a mano a mano che il protagonista precipita nel delirio ai limiti della piscopatia di Asami Yamazaki, affascinante e misteriosa ragazza.

Durante la ricerca che il protagonista compie per avere notizia della giovane di cui si è sinceramente innamorato, cade nell'abisso sincopato di una mente delirante, che fa riflettere questo potere di distorsione anche all'interno del tessuto delle immagini. Così mentre il film si avvicina alla sua epitome, localizzata nei bellissimi momenti finali, tutto si trasforma in un incubo a stanze permeabili, dove lo spettatore e i personaggi si muovono con una libertà associativa tutta psicologica. Non c'è più un filo a tenere insieme la vicenda e le situazioni si accavallano confusamente senza perdere tuttavia la loro elevatissima carica estetica. 

Il montaggio la fa da padrone e integra la già splendida fotografia che aveva tratteggiato gli spazi e i modi linguistici di tutta la prima ora abbondante di film. La conclusione è la resa materiale di tutto questo disagio che si è propagato nella matrice materiale del film, facendone vibrare gli elementi linguistici. La brevissima e praticamente non mostrata scena di tortura che chiude idealmente la vicenda è il malessere di una donna eterea eppure destinata all'abisso che prende forma. 

Questa pellicola, che ho rintracciato alle prime posizioni nella classifica dei cinquanta film più disturbanti, di certo non ha colpito nel segno pienamente se si considera quello come il metro di giudizio della qualità del lavoro di Mike. In un'ottica più generale, che possa invece tenere conto della resa generale del prodotto, l'impressione che Audition lascia non può che essere molto buona, sia per la gestione della diegesi e dei suoi tempi, sia più in generale per il modo in cui il linguaggio cinematografico ha trovato piena espressione in un film che è comunque dotato di un solido e coinvolgente impianto narrativo.
VOTO: 8.50/10

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