mercoledì 1 maggio 2013

La Casa (2013)



La Casa di Fede Alvarez - Genere: horror - USA, 2013

Nel mese di aprile ci eravamo preparati ad accogliere questo attesissimo titolo, remake del classico dell'horror, recensendo il titolo originale di Sam Raimi, che ha scelto di non dirigere questo capitolo ritagliandosi solo un ruolo (seppure importante) all'interno della produzione. Confrontarsi con uno dei film che hanno segnato la storia di un genere, mostrando fra l'altro importanti meriti estetici, non è certo un'impresa facile.Va innanzitutto specificato che la pellicola di Alvarez si presenta non tanto come una copia esatta dell'originale, ma come una riscrittura personale a partire da un canovaccio che rimane comunque ben consolidato. Sono cioè riconoscibili gli elementi base che costituiscono l'ossatura del film degli anni Ottanta, ma il regista si ritaglia ampi spazi di manovra e di variazione rispetto al tema originale, non sempre con successo. 

Il motivo di questo cambiamento è da imputarsi probabilmente a una più generale modifica dello spirito cinematografico e del modo in cui lo spettatore si rapporta al prodotto distribuito in sala. Considerando che viviamo in un'epoca profondamente diversa rispetto a quella in cui La Casa è stata concepita, questo è abbastanza normale e si potrebbe addirittura ritenere che la mediocrità su cui si situa il rilancio di Alvarez sia da rintracciarsi in un mutato contesto sociologico. Il Duemila è il millennio della velocità, della rapidità comunicativa e informazionale, dove tutto è subito disponibile e dove c'è una risposta pronta a tutto. Anche il cinema è stato colpito da questo cambiamento e La Casa del 2013 lo dimostra bene: il ritmo è profondamente cambiato, non c'è più il tempo di indulgere sulla costruzione dell'immagine (che, al di là di alcune buone trovate in ambito di fotografia, è assolutamente anonima) e si deve soddisfare l'ansia di adrenalina dello spettatore.

Alvarez crea un film commerciale, frenetico, non spiacevole in generale ma eccessivo dal punto di vista della violenza evidenziata. Raimi, coi suoi effetti speciali oggi piuttosto ridicoli, non aveva avuto bisogno di strafare sconvolgendo lo spettatore con bagni di sangue, cosa che invece Alvarez non si risparmia: gli ultimi venti minuti buoni del film sono occupati quasi completamente da una carneficina che serve solo a soddisfare l'ansia di potenziali risposte del pubblico (per intenderci, che bisogno c'era di mostrare all'opera tutti e tre i modi di scacciare la presenza maligna se non in base alla necessità di mostrarli allo spettatore dopo averli evocati?). 

Il risultato è un film che riesce a intrattenere ma che non riesce (e credo neppure vuole) raggiungere i livelli del suo punto di riferimento. Non si può biasimare il regista per aver fatto un film che riflette appieno la mutazione della sensibilità autoriale e del pubblico nei confronti dell'immagine ma nonostante questo non si può non notare con una certa amarezza che il nostro cinema esige questo genere di immagini. La visione de La Casa quindi dovrebbe - nonostante si tratti di un film di genere al 100% - portarci a riflettere sul ruolo che assegniamo al cinema e su che cosa vogliamo dal cinema. Se cerchiamo puro intrattenimento allora il lavoro di Alvarez è tutto sommato accettabile, ma se ci si spinge anche solo leggermente più in profondità vengono a galla tutte le difficoltà del mondo cinematografico odierno.
VOTO: 5/10

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