domenica 4 maggio 2014

Miss Violence



Miss Violence di Alexander Avranas - Genere: drammatico - Grecia, 2013

La mia conoscenza del cinema greco, come credo quella della maggior parte degli spettatori non professionisti, è piuttosto limitata. Eccettuata la felice scoperta di Dogtooth, firmato dal visionario Lanthimos, devo riconoscere con tutta franchezza che non conosco altri autori degni di nota. Limite importante, ma che almeno in parte si può scusare considerando la scarsa penetrazione di certe cinematografie nazionali nei nostri schermi. Proprio per questo motivo, la presenza di Miss Violence a Venezia 70 è stata una vera scoperta e i premi importanti che gli sono stati tributati mi hanno particolarmente incuriosito. Le aspettative non sono state deluse: per quanto diversi critici abbiano considerato questo film un prodotto non degno di eccessivi onori, a me pare che si tratti di un prodotto estremamente ben realizzato e profondamente drammatico nella sua trattazione delle dinamiche familiari (cosa peraltro già tragicamente emersa nei film di Lanthimos, come se la decostruzione dell'immaginario da famiglia felice all'americana fosse uno dei tratti qualificanti la cinematografia greca). 

Sì, perché Miss Violence nasce da un trauma, il suicidio di una delle figlie di famiglia che signifcativamente non viene mostrato; l'unica testimonianza della ferita aperta nel tessuto familiare è la macchia di sangue sulla locandina, ripresa come se fosse lo schizzo sulle piastrelle di una doccia più che su una pavimentazione. Da qui si sviluppa l'analisi del gruppetto di individui di Avranas, raccontati con una capacità chiaroscurale notevole per quanto non eccessiva: non sappiamo molto dei bambini o del nonno, ma quanto basta per renderci conto di quale sia lo stato della famiglia, rappresentata come in Lanthimos sotto forma di un organismo di potere disciplinante molto ben definito. Mentre in Dogtooth la narrazione prendeva strade più metafisiche, Avranas sceglie di trattenersi sulla mondanità, mostrando senza remore i biechi meccanismi di convivenza messi in atto dal capofamiglia e le metodologie di asservimento delle giovani sottoposte. Si tratta di una scelta che non riesco a condividere appieno, avendo apprezzato alla follia la cura quasi nevrotica che Lanthimos aveva messo in questi aspetti della sua opera. 

Ciò nondimeno, Miss Violence rimane un film estremamente interessante, permeato di un senso malato della famiglia e della società che colpisce per la sua crudezza asettica. Formalmente, la cura di Avranas nella composizione delle inquadrature e nell'utilizzo in senso espressivo della macchina da presa, con inquadrature gelide e desolanti, trasmette perfettamente il senso della sua opera e ne costituisce il perfetto contraltare visivo. Per tutti questi motivi, a mio modesto avviso, Miss Violence è un film importante e meritevole dei premi che si è portato a casa, sopratutto il Leone d'argento alla miglior regia.

VOTO: 8.50/10 

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