lunedì 12 maggio 2014

12 anni schiavo



12 anni schiavo di Steve McQueen - Genere: drammatico - USA, 2013

Ho sempre considerato gli Oscar un premio importante e ambito, ma di certo non rappresentativo di quelli che sono i miei gusti cinematografici. A livello di ricerca sul linguaggio filmico mi pare che i risultati più interessanti si vedano a Venezia o a Cannes. L'Academy invece tende a premiare sempre film di una certa commercialità, ovviamente con alcune gradite eccezioni come il bel Gravity (che pure ha una sceneggiatura smaccatamente pop, ma si eleva grazie a una perizia registica decisamente fuori dall'ordinario). E così 12 anni schiavo, film che ha fatto incetta di premi all'ultima edizione, partorito da un regista talentuoso come McQueen e con un bravo attore come Fassbender, non mi ha impressionato positivamente. Tengo subito a precisare che il problema non sta assolutamente nella regia, che è anzi assolutamente meritoria (d'altronde dal regista di un film freddamente perfetto come Shame non mi sarei aspettato niente di meno). 

Il problema di questo film secondo me deriva innanzitutto dalla sceneggiatura; preciso di non aver letto il testo originale da cui McQueen ha tratto il suo film, ma mi pare che in generale la pellicola fosse infarcita di episodi del tutto marginali per lo sviluppo della vicenda, messi apposta per infiocchettare un prodotto dal forte patetismo e dalla sicura presa commerciale. Mi spiego: è evidente che la schiavitù è stata una grave piaga della società americana rispetto alla quale gli Stati Uniti devono ancora porsi in una maniera precisa. Tuttavia, la vera e propria strumentalizzazione del dramma collettivo perpetrata da 12 anni schiavo per costruire un prodotto ben poco coraggioso è secondo me del tutto disdicevole. McQueen avrebbe potuto, anzi avrebbe dovuto, osare di più nel raccontare un evento tanto drammatico. Attraverso una narrazione che si vuole d'impatto ma che in realtà è piuttosto (anzi troppo) blanda, il risultato non è altro che una perpetuazione di stereotipi consolidati, conditi da situazioni stereotipiche e da performance attoriali di contorno che, spiace ammetterlo, non sempre sono all'altezza (Pitt ne è in questo film un chiaro esempio). 

L'errore che imputo al film di McQueen è insomma quello di essere troppo facile e semplificatorio. Rinunciando alla contraddizione, che pure ha alimentato il fenomeno dello schiavismo, il regista propone un panorama depauperato dalle sue istanze più interessanti, che vengono ignorate in modo praticamente assoluto. Per assurdo, un film ovviamente ben diverso come Django Unchained, parla della schiavitù in modo molto più problematico e interessante di quanto non abbia fatto 12 anni schiavo, proponendoci una versione per famiglie benpensanti di un problema storico e sociale che meriterebbe di essere sviscerato senza qualunquismi di sorta, che qui invece abbondano.

VOTO: 5/10 

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