giovedì 24 aprile 2014

Oblivion



Oblivion di Joseph Kosinski - Genere: fantascienza - USA, 2013

Il 2013 sembra essere stato l'anno di grazia per la fantascienza, da Pacific Rim (con il quale, lo ammetto, avrei dovuto essere più clemente in termini di giudizio) all'orrido After Earth. E se ognuno di questi titoli ha avuto il suo divo come protagonista (non dimentichiamoci Matt Damon in Elysium), non poteva certo mancare un titolo sci-fi che ruotasse intorno all'americanissimo Tom Cruise. Dalla regia di Kosinski, già autore del sequel di quel successo indiscusso che fu Tron, mi sarei aspettato qualcosa di più legato alla sua opera di debutto (appunto, Tron: Legacy). Invece, confermando quello che ormai sembra un vero e proprio neo-stereotipo del genere fantascientifico, il poliedrico artista statunitense ci propone una Terra in rovina, abbandonata dai suoi abitanti messi in scacco da un popolo invasore. 

Attraverso una sceneggiatura decisamente ben scritta ma a tratti eccessivamente involuta e capziosa (quindi un po' forzata!), la narrazione si snoda attorno al grande inganno centrale, di cui il nostro povero Cruise rimane suo malgrado vittima. Le due metà del film, piuttosto lungo, si compenetrano efficacemente ma questo non basta a farlo decollare del tutto; purtroppo l'intera struttura della narrazione è viziata da una serie di piccoli difetti che ne mettono in crisi la struttura. Al di là della mancata esuberanza stilistica laddove ci si sarebbe aspettati un tripudio di effetti speciali accompagnati magari da scelte di regia più impegnative, il vero problema di Oblivion sta secondo me nella sua ostinata e ormai vecchiotta morale americana. 

Tutto, nella Terra abbandonata e nei protagonisti che la abitano, ci parla di un mondo/America che sembra essere il fallimento del progetto di assorbimento culturale messo in atto dagli Stati Uniti. La ripresa di elementi tipici della yankee culture è continua: il campo da baseball, l'eroismo eticamente incorrotto di Cruise e quello saggio dell'ormai attempato Freeman (un personaggio, spiace dirlo, piuttosto ridicolo in questo caso), il mito della famiglia/coppia americana e molto altro ancora. Conclude il tutto una citazione del capolavoro kubrickiano 2001: Odissea nello spazio, con una ripresa scoperta dell'occhio rosso di Hal9000, segno di come anche il grande cinema d'autore possa essere asservito a questo genere di prodotti.

VOTO: 4.50/10 

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