martedì 22 aprile 2014

Fight Club



Fight Club di David Fincher - Genere: thriller/drammatico - USA, 1999

David Fincher, regista che ha dato il meglio di sé alla fine degli anni Novanta, è l'autore (ci sarebbe da chiedersi quanto noto), di uno dei film più noti e citati di tutti i tempi. Dopo lo straordinario successo di Seven (1995) e quello del film qui presente, il cineasta di Denver si è eclissato, fuoriscendo dall'anonimato a partire dall'interessante Zodiac, datato 2007, che ha cercato e almeno in parte è riuscito a rifondare la strada del genere thriller. Dal genio di Palahniuk, Fincher crea una pellicola efficace che riprende e approfondisce alcuni degli aspetti tematici già abbozzati nel film precedente, che vedeva ancora il buon Brad Pitt come protagonista. Forse potrei essere di parte, ma considerando che Fight Club, per quanto mi sia piaciuto non rappresenti per me un capolavoro indiscusso (almeno non ai livelli a cui di solito viene valutato), posso dire sinceramente che Fincher è riuscito a raccontare, molto prima e molto meglio del sopravvalutato Nolan i meccanismi della mente e della psicologia umana.

Fight Club ci propone per la prima volta una struttura drammatica à la Saw, dove tutto è apparentemente a portata di mano per la comprensione della vicenda. Giocando con le aspettative dello spettatore il regista orchestra una diegesi che si rivela solo nell'epifania finale, raggelando la capacità di analisi del pubblico. Tutto orbita attorno alle ottime performance recitative di Brad Pitt e dell'eccellente Edward Norton, vero e proprio centro nevralgico dell'intera opera; seguendo la sua esistenza in modo non lineare, con un uso libero e dinamico della grammatica visiva, Fincher confeziona un'opera agile che sembra girata addosso al suo protagonista (o dovremmo dire ai suoi?), alternando con un ritmo davvero riuscito episodi comico-macchiettistici, riflessioni di carattere più alto (che spesso sono più suggerite che mostrate) e sequenze d'azione/dinamismo molto ben studiate.

Tutto sommato non si può non rendere merito a Fincher per la freschezza e la piacevolezza della sua opera, che per quanto mi riguarda non riesce comunque a eguagliare i livelli di ricercatezza drammatica e formale del suo predecessore Seven. Si mantiene comunque un titolo validissimo, che non sente per nulla il peso dei suoi ormai quindici anni. 

VOTO: 7.50/10 

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