mercoledì 16 aprile 2014

Le Iene



Le Iene di Quentin Tarantino - Genere: azione, thriller - USA, 1992

Nel mio ultimo post, parlando della prima opera di Dario Argento, ho detto che si è trattato di un esordio convincente che si è presto tramutato in uno stile cancrenizzato e insoddisfacente. Quentin Tarantino, regista per il quale ho senza dubbio un rapporto di amore/odio, alla sua prima prova dietro la macchina da presa, confeziona un film straordinario, di una violenza visiva inenarrabile ma - soprattutto - di uno stile talmente sofisticato e al tempo stesso apparentemente facile da far venire i brividi. Mi pare infatti che una delle caratteristiche fondamentali dei film di Tarantino, penso a Kill Bill e in misura minore a Pulp Fiction, sia la loro grandissima capacità di parlare efficacemente anche ai non addetti ai lavori, o quantomeno al pubblico che dal cinema esige solo un sano intrattenimento. Ho a lungo pensato che questo carattere pop (nel senso etimologico del termine) fosse un potenziale demerito, ma sto lentamente convincendomi a rivedere la mia posizione. 

In ogni caso Le Iene contiene in sé un cocktail esplosivo di elementi che ci raccontano, in una specie di teatro kabuki della violenza gratuita, praticamente tutto il cinema di Tarantino precedente a Bastardi senza gloria, per il quale va fatto senza dubbio un discorso almeno in parte diverso. Siamo di fronte a un film che è davvero una prova registica di grande valore, che ci dice in modo succinto e stringato quanto bisogna sapere sull'estetica di Tarantino e sulla sua capacità mascherare il proprio valore ai più. Intendiamoci, Le Iene è senza dubbio un film difficile da girare e che mette subito in chiaro quella che è la tempra di uno dei registi più controversi ma importanti delle ultime decadi. Anche se forse c'è ancora qualche asperità da smussare, la linea narrativa a intreccio è gestita in maniera egregia e il titolo è già un crogiolo di citazioni che arrivano fino all'ormai ben noto spaghetti western Django.

Tarantino lo si può apprezzare o no, ma è senza dubbio un dovere della critica quello di rendere merito all'importanza di titoli tanto ben realizzati. Forse non eccessivamente rivoluzionari in questo caso, ma davvero egregiamente orchestrati sotto il profilo della tecnica.

VOTO: 9/10 

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