martedì 15 aprile 2014

L'uccello dalle piume di cristallo



L'uccello dalle piume di cristallo di Dario Argento - Genere: thriller - Italia, 1970

Se esistesse una petizione per cacciare Argento dalla scena cinematografica italiana, tutti sanno benissimo che la firmerei. Non sarò mai troppo stanco di ripetere come io trovi la fama di questo regista eccessiva e in larga parte immeritata, soprattutto viste le sue ultime derive. Ciò nondimeno, una serena valutazione critica del suo corpus cinematografico non può non portare alla luce la presenza di alcuni titoli decisamente interessanti, come Profondo Rosso (forse il suo film più noto) e il qui presente L'uccello dalle piume di cristallo, datato 1970, che segna l'esordio del cineasta romano dietro alla macchina da presa. Esordio della cosiddetta Trilogia degli animali (è bene precisare il cosiddetta perché in tutti e tre i film che la costituiscono, come nel mediocre Il gatto a nove code, il referente zoologico risulta poco più di un pretesto), al di là di un indubbio valore estetico per interessanti trovate stilistiche che propongono una linea regista sciolta e gradevole, il titolo in esame merita di essere ricordato senza dubbio per la sua importanza storica. 

Se si cercasse un film in grado di dettare legge, o quantomeno capace di cambiare le carte in tavola nel panorama del giallo italiano, questo sarebbe senza dubbio L'uccello dalle piume di cristallo. Sgravando la tradizione dallo schema di Mario Bava, che ebbe il merito di inaugurare il genere (Sei donne per l'assassino ne è un classico esempio), il film di Argento realizza un perfetto sposalizio fra uno stile registico non aneddotico, in cui predomina l'uso della soggettiva e una struttura diegetica  consistente che detterà praticamente  legge all'interno del cinema italiano degli anni immediatamente successivi e non solo. Questo vale anche (e forse soprattutto) per la caratterizzazione dei personaggi: il ruolo morboso e paranoide affidato alle figure femminili, il protagonismo di scrittori/giornalisti/fotografi che si trovano a diventare detective e l'identità celata dell'assassino, sempre connessa alla doppiezza e ai disturbi dell'identità.

Un film gradevole e molto ben riuscito. Un peccato che abbia dato origine a una posterità tanto sfortunata (sia per quanto riguarda gli altri registi che ne sono stati condizionati, sia per quanto concerne la poetica dello stesso Argento)

VOTO: 7/10 

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