sabato 26 aprile 2014

La Via Lattea



La Via Lattea di Luis Bunuel - Genere: drammatico/grottesco - Francia, 1969

Bunuel è noto ai più solo come l'autore dei due massimi capolavori del cinema surrealista (non che ce ne siano stati molti altri in quel periodo), realizzati in collaborazione con Salvador Dalì, Un chien andalou e L'age d'or. In realtà Bunuel è stato un cineasta incredibilmente prolifico che è riuscito, pur mantenendo costante una propria linea di ricerca, ad adattarsi ai tempi che cambiavano velocemente. Diventato uno dei massimi maestri del cinema moderno europeo, il regista spagnolo ha fatto sentire la propria influenza soprattutto in America latina dove ha contribuito a fondare per la prima volta il senso di una cinematografia nazionale. Ed è proprio in questo contesto che dev'essere letta La Via Lattea, film impegnativo dal punto di vista teorico e stilistico nel quale Bunuel affronta con disincanto e amara e sferzante ironia, il problema della religione da un punto di vista non solo cinematografico ma, ci verrebbe da dire, filosofico. 

Seguendo il percorso di due viandanti in pellegrinaggio verso Santiago de Compostela, Bunuel realizza una composizione aperta, dove il protagonismo dei personaggi viene del tutto meno, lasciando il posto a una struttura quasi episodica, in cui i due pellegrini hanno un ruolo a volte persino marginale. Ridotti a osservatori molto spesso impotenti dei siparietti grotteschi che Bunuel realizza, i due vengono ad assumere lo stesso valore epistemologico degli spettatori, di cui si fanno figura. Di fronte ai loro (e dunque ai nostri) occhi si dipana con una sagacia che spesso sconfina nella satira vera e propria un vero carnevale della teologia, nel quale Bunuel - perdendo completamente il senso della coerenza temporale - arriva a cucire un arazzo di frammenti a tratti persino blasfemi. Stilisticamente, non che ci sia bisogno di dirlo, il lavoro è poi curatissimo e diventa un perfetto esempio di uno stile coerentemente lanciato verso la negazione del paradigma classicista, che non viene abbandonato completamente (non siamo al Neoralismo), ma integrato e complessificato con soluzioni più elaborate per quello che riguarda la regia e la fotografia.

Ciò nondimeno La Via Lattea si fa apprezzare, almeno così mi pare, più per il contenuto e il portato filosofico/morale che per la qualità visiva, che sconta i suoi anni almeno in parte. 

VOTO: 7.50/10 

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