lunedì 3 febbraio 2014

Profondo Rosso



Profondo Rosso di Dario Argento - Genere: thriller - Italia, 1975

Il fatto che io non ami Dario Argento è risaputo e senza dubbio non condivido i giudizi entusiastici di quanti lo considerano l'erede "nostrano" di Hitchcock. Alla sua poetica ho sempre preferito quella di altri maestri, come Lucio Fulci, interprete efficace delle istanze romeriane; su questa linea vanno lette le mie recensioni fredde nei confronti di molti suoi film: lo stesso Suspiria, da molti considerato un piccolo capolavoro non mi ha colpito particolarmente. Non vale neanche la pena di parlare degli ultimi suoi lavori, che definire indecenti è ancora eufemistico. Eppure Profondo Rosso è veramente l'eccezione che, in questo caso, conferma la regola. Senza dubbio questa è la più alta realizzazione dell'Argento degli anni d'oro, un film efficace e costruito con sapienza che dipana una diegesi interessante su due ore di pellicola che scorrono senza annoiare minimamente. Vero e proprio fiore all'occhiello di questo lavoro è senza dubbio la colonna sonora dei Goblin, con il notissimo tema principale ma anche con tutto il resto dell'accompagnamento, bellissimo anche se non sempre perfettamente adatto a quanto si andava raccontando.

La grande differenza che ho riscontrato fra questo film e le altre pellicole argentiane dell'età aurea è senza dubbio un uso più sbrigliato del montaggio, meno legato ad esigenze di continuità e narrazione. In tutto questo la fotografia assume una qualità nel contempo più evocativa e tattile, capace di rendere fisiche delle atmosfere oniriche e profondamente legate al mondo della psicologia dei personaggi. C'è effettivamente un che di hitchcockiano nei continui riferimenti alle motivazioni psicanalitiche che stanno dietro la trama delittuosa, ricostruita progressivamente fino all'individuazione di un colpevole sbagliato. Un'altra caratteristica mutuata dal cinema del Maestro del Brivido, questa volta veramente presente in diverse pellicole di Argento, è l'inversione di gender che lega i protagonisti: in Profondo Rosso come in Suspiria, come in molte altre produzioni, sono le donne a tenere le redini del gioco, cosa che nel caso specifico si vede bene anche attraverso il rimando a tutta una serie di situazioni che sembrano mutuate dal grande comico d'autore.

Questo non faccia credere che il film sia esente da difetti: permangono senza dubbio alcuni stilemi registici che io non riesco ad apprezzare, come il colore eccessivamente pop del sangue oppure una certa modalità di scrittura della sceneggiatura, che rende alcuni passaggi singhiozzanti e faticosi. Nonostante questo però il prodotto si fa nel complesso apprezzare per il trattamento più libero dell'immagine cinematografica, in una prospettiva meno attaccata all'economia della trama.

VOTO: 7/10 

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