giovedì 6 febbraio 2014

Crash



Crash di David Cronenberg - Genere: thriller, erotico - Canada, Regno Unito, 1996

Sulla locandina di Crash si legge che il Premio della Giuria a Cannes dell'anno in cui venne presentato è stato conferito per l'originalità e l'audacia del film. Niente di più vero; più ancora di Videodrome che stilisticamente è sicuramente migliore, Crash propone una struttura interessante e profondamente disturbante per quello che riguarda i temi. Il concetto basilare ha a che fare - come spesso in Cronenberg - con le tematiche dell'ibridazione corporea e del rapporto uomo-macchina (dove macchina ha in generale il senso di elemento artificiale); rimane sottaciuto l'altro grande tema di Cronenberg che è quello dell'immagine video come elemento perturbante (e, ancora una volta, corporeo; Videodrome docet). Un lavoro che si qualifica senza dubbio come innovativo e che si lascia apprezzare per la spregiudicata disinvoltura con la quale tratta l'elemento sessuale, presentissimo (addirittura il film è catalogato spesso come erotico, e a questa interpretazione ci uniformiamo nella dicitura che diamo poco sopra, per quanto la questione sarebbe meritoria di una discussione un po' più ampia) e ben lontano dall'essere mascherato. Ciò nondimeno non si può fare a meno di notare come perfino in Cronenberg agisca una sorta di sguardo (auto)censurante, per cui molto spesso queste sequenze assumono un'aria di artificialità quasi fastidiosa.

Stilisticamente la pellicola si lascia guardare senza difficoltà, anche se devo dire che da un autore interessante come Cronenberg mi aspettavo qualcosa di più. Anche un film anonimo e non molto interessante come Cosmopolis si lasciava apprezzare per il colorismo algido delle sue inquadrature; in Crash invece non sembra essere presente alcun elemento che esorbita "dalla media", manifestando una forma decisamente tradizionale. Ben realizzata, certo, ma per nulla innovativa. Quantomeno, rispetto al film con Pattinson, non possiamo non notare come la struttura drammaturgica sia meno cavillosa e più agevole: per quanto disturbante e disorientante, la storia di Crash evita il rischio di rinchiudersi in una torre d'avorio di presunta filosofia, al di fuori della quale lo spettatore non può che rimanere un po' confuso e annoiato. 

Rimane senza dubbio un prodotto abbastanza valido, ma che mi ha lasciato con l'amaro in bocca perché un film del genere non sembrerebbe prodotto da uno dei più visionari registi della generazione che ha contribuito a rinnovare il cinema americano. 

VOTO: 6/10 

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