mercoledì 26 febbraio 2014

Shutter Island



Shutter Island di Martin Scorsese - Genere: thriller - USA, 2010

Leonardo di Caprio è idolatrato da tutti (o quasi) come uno dei maggiori attori della sua generazione. Per interessi personali non mi dedico molto a questo genere di analisi e il ruolo dell'attore nel film, anche nelle mie recensioni, occupa sempre un ruolo marginale in relazione allo spazio che do alla fotografia, alla sceneggiatura e al montaggio. Tuttavia, nel buon Shutter Island, felice parto della fervida mente di Scorsese, di Caprio da una buonissima prova di sé, e tiene in piedi la complessa architettura concepita dal regista. Scorsese crea un thriller intrigante e dal ritmo sostenuto, che cade un po' nel finale per quanto riguarda la gestione della risoluzione d'intreccio ma che tutto sommato riesce a tenere lo spettatore incollato allo schermo per le due ore buone di film. Di questi tempi è già un risultato più che apprezzabile.
 
Si parlava di di Caprio e in questo caso il discorso sulla sua performance è essenziale per comprendere la chiave del film, gigantesca macchina a specchi concepita apposta per disorientare lo spettatore. Scorsese gioca con il proprio pubblico, chiamato ad inquisire il suo stesso film per tentare di dirimere prima del protagonista una trama tanto complessa. Il risultato è che i personaggi e lo spettatore sono irretiti dentro un gioco di specchi e rimandi che frustra continuamente le aspettative che questo stesso sistema contribuisce a generare. Quello che ci si aspetta non è mai quello che accade, sino agli ultimi turning points che vengono sparati con violenza e ritmo progressivamente crescente verso un fruitore ormai catturato dalla tela drammatica e senza più possibilità di fuga.
 
Tutto questo si sposa bene con lo stile sorvegliatissimo di Scorsese, che si lascia ricordare in questo caso specifico per la bellezza della fotografia e delle ambientazioni, nonché per un efficace cromatismo che oscilla continuamente fra il registro della veglia(sanità) e quello del sonno/sogno(follia). A un certo punto sembra quasi insensato cercare di trovare il piano di verità all'interno del film, tanto si fa capziosa e complessa la struttura di Scorsese. Il merito del regista, allora, sta proprio nella sua capacità di non lasciarsi fagocitare da un monstrum spinto al parossismo, e che si riece in qualche modo a domare, nel finale.
 
Coronano il tutto riferimenti sotterranei, ma non troppo ai grandi incubi dell'America postbellica (i campi e la bomba) e le buone interpretazioni di quasi tutti gli attori coinvolti. Nel complesso un prodotto decisamente buono e sicuramente di un livello più alto rispetto alla media attuale. Scorsese ha lasciato il suo tocco; e si sente.
 
VOTO: 8/10 

Nessun commento:

Posta un commento