sabato 21 settembre 2013

The Eye



The Eye di Oxide Pang Chung e Danny Pang - Genere: thriller - Cina, 2002

I tre grandi padri innovatori del cinema horror asiatico e più in generale globale sono stati senza dubbio partoriti nei paesi del Sol Levante. Il primo fu il meraviglioso Ring di Hideo Nakata, liberamente tratto dall'omonimo e altrettanto splendido romanzo di Suzuki; poi fu la volta dell'altrettanto ben fatto Ju-On di Takashi Shimizu, targato 2000. The Eye è senza dubbio il terzo elemento per chiudere il cerchio. La grande capacità di innovazione di queste tre pellicole risiede in primis nel fatto che il loro comparto narrativo risponde alle medesime dinamiche di sviluppo, seppure con delle modifiche contingenti; in secondo luogo la ragione per cui ci si deve legittimamente interrogare sul loro successo ha a che vedere con la loro straordinaria generatività in termini di sequel e improbabili remake americani.

Anche in questo caso il motore della diegesi risiede nella comunicazione fra due mondi, quello umano e quello sovrasensibile/paranormale, filtrata non attraverso il nastro magnetico di una cassetta, ma tramite le cornee di una donna grazie alle quali la protagonista, cieca dalla nascita, comincerà a vedere le ultime immagini passatele davanti agli occhi in vita. Niente di nuovo sotto il sole ed in effetti, essendo il film del 2002, ci si sarebbe potuti aspettare qualcosa di meglio (in quel periodo già cominciavano a risentirsi le propaggini dell'effetto Ring); al di là della fotografia buona e dell'uso intelligente e libero del montaggio soprattutto nelle sequenze in cui viene ripreso il delirio "onirico" della protagonista, il film non si lascia ricordare particolarmente.

Bisogna ammettere comunque che la storia è, per alcuni tratti, sinceramente inquietante, soprattutto quando ancora non si riconoscono bene le cause di questa anormalità percettiva. Quando la vicenda comincia a farsi più chiara e i due protagonisti si avvicinano alla risoluzione dell'enigma tutto sembra ripiegarsi su sé stesso e concedersi a delle punte di scolarismo che potevano certamente essere evitate; in particolare si può fare riferimento al finale, veramente didascalico e riconciliante con tanto di voce over a condire il tutto. In fin dei conti è un lavoro che non può essere neppure classificato come horror ma che, per alcuni momenti di particolare tensione, si lascia incasellare piuttosto agevolmente entro i ranghi del thriller. 

Un film che da un punto di vista storico ha senza dubbio avuto un discreto peso nello sviluppo di un genere, pur senza raggiungere sotto il profilo stilistico le vette di precisione e bellezza che Ring o Ju-On si erano ampiamente concessi.

VOTO: 6.50/10

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