lunedì 2 settembre 2013

The dreamers



The Dreamers di Bernardo Bertolucci - Genere: drammatico, erotico - Gran Bretagna, Francia, Italia, 2003

Vero e proprio film culto degli anni Duemila, l'opera di Bertolucci trasmessa ieri sera da Iris in occasione della maratona dedicata al regista si rivela già dai primi minuti interessante e soprattutto perturbante. Sullo sfondo di una Parigi progressivamente infiammata dai moti sessantottini, l'occhio registico ci accompagna entro le stanze di un bell'appartamento dall'aria bohemiene in cui vivono due fratelli, insieme ad un ragazzo americano conosciuto da poco. A partire da questa situazione il regista descrive senza commentare la discesa dei tre in una spirale di autocompiacimento solitario che li isola in maniera irreversibile dal mondo esterno. L'effetto che se ne ricava, in generale, è di un rovesciamento del senso di realtà, come se ciò che accade fuori da quelle stanze non fosse altro che un sogno o una proiezione; la verità è invece quella di Isabelle, Theo e Matthew. 

L'isolamento dei tre "sognatori" dal resto del mondo si consuma in giornate dal sapore decadente che ben si sposano con l'aria di antico splendore che gli splendidi interni dell'appartamento ancora conservano. La mollezza dei loro costumi e delle loro abitudini non è comunque priva di riferimenti costanti al mondo della cultura, del cinema e delle arti che vengono però usate come anticamera narrativa per accedere ai momenti veramente disturbanti del film, che lo rendono facilmente classificabile come erotico. Il più naturale dei divertimenti per i tre è l'ostentazione di una sessualità libera e per certi versi estrema, che esprimono nei modi più svariati. Al di là dell'aspetto narrativo della questione, gli episodi in cui i giovani citano le opere d'arte o le scene di celebri film (su tutti Scarface lo sfregiato) sono particolarmente interessanti proprio perché il regista decide, per informare lo spettatore, di inserire all'interno della trama delle immagini alcuni brevi frammenti dei film in esame. Questo inserimento in discontinuità mette il regista in diretta comunicazione con lo spettatore, che contribuisce in questo modo a definire il senso del film in modo negoziale.

The dreamers è un film potentemente disturbante, che mostra senza difficoltà atteggiamenti sessuali profondamente personali e che raramente il cinema ha scelto di indagare con simile intensità. La fortunatissima scena della vasca da bagno è in questo senso emblematica, non tanto a livello figurativo quanto da un punto di vista dialogico: il regista è come un voyeur che per soddisfare il proprio bisogno deve guardare dal buco della serratura nelle stanze degli altri. Ecco la chiave di volta del film, un lavoro in cui Bertolucci varca la soglia pur senza forzarla e ci mostra in maniera quasi anonima il volgere degli eventi entro le pareti ermetiche del bell'appartamento parigino. Non c'è giudizio morale nei movimenti della sua macchina da presa e questo contribuisce a sottrarre il film dalla pura aneddoticità dei fatti. 

Il senso di opprimente disgusto che ha accompagnato la visione delle immagini bertolucciane non solo non mette in discussione l'indubbia qualità del film, ma ne è per certi versi la riprova. La capacità mimetica dell'occhio registico lascia che le immagini parlino da sole grazie ad un uso intelligente e molto buono della fotografia e del comparto musicale. Tutto è perfettamente costruito per raccontare l'asfittica fuga dei tre protagonisti dalla realtà, chiusi come sono nella sterile contemplazione delle metastasi della loro egoità. Soltanto Matthew (un ottimo Michael Pitt) alla fine si allontana (o viene allontanato?) dai due fratelli e, sullo sfondo di un fiammante Sessantotto francese, rimane solo. Egli è comunque il personaggio più positivo del film, considerando l'ala di mortifera e anarcoide desolazione che accompagna l'esistenza di Theo e Isabelle.

Nel complesso un film ottimo, giustamente depositario di un valore cultuale, che dietro alla patina comunque ben costruita di decadente disinteressamento nasconde una chiave di lettura interessante per il senso del fare cinema. La grandezza di The Dreamers sta forse proprio nella sua capacità respingente di proporsi come un prodotto stratificato e dai molteplici livelli di lettura?
VOTO: 8.50/10 

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