martedì 10 settembre 2013

Il posto delle fragole



Il posto delle fragole di Ingmar Bergman - Genere: drammatico - Svezia, 1957

Capolavoro insuperato del cinema europeo e mondiale, uno dei massimi esempi di quello stile moderno che, forzando le rigide geometrie formali del classico, ha aperto ad una delle stagioni più belle e intense della settima arte. Con uno schema di base talmente semplice da sfiorare l'elemntarietà, Il posto delle fragole riesce a farsi ricordare, a qualche decade dalla sua uscita, come un film meraviglioso e intimamente umano. Il viaggio in auto del vecchio Isak insieme alla nuora diventa la parabola di una conversione, che si accompagna a una serena e lucida riflessione sulla vita e sulla morte (com'è nello spirito di Bergman, ce lo dimostra il meraviglioso Il settimo sigillo). La valorizzazione dei sentimenti umani e il ritrovamento di una dimensione di vera esistenza per Isak non sarà quindi legato ad un miglioramento delle condizioni di chi gli sta intorno e il destino individuale appare in ultima analisi legato alla propria egoità. 

Il passaggio fondamentale che conduce Isak a una nuova dimensione di vita si concretizza proprio durante il viaggio quando, forse inquietato da un incubo di sapore surrealista rappresentato con una maestria ancora oggi inimitabile da Bergman, decide di fermarsi nella vecchia casa di villeggiatura dove trascorreva l'infanzia. Lì i ricordi della sua gioventù si mischiano alla realtà, creando una discorsività dialettica fra due mondi dotati di un diverso regime di esistenza che fa smarrire il senso della realtà. Proprio in queste sequenze di sospensione narrativa, di cui non si capisce sino in fondo lo statuto, la grammatica cinematografica viene liberata in tutte le sue potenzialità. L'uso del montaggio si fa più libero e la voce fuori campo di Isak accompagna lo spettatore nell'esplorazione di un mondo tutto mentale in cui il ricordo e la realtà si fondono.

E' proprio il rapporto con la temporalità precedente (il ricordo) o successiva (l'incubo che getta l'ombra della morte su Isak) che incrina irrimediabilmente la concezione esistenziale di Isak, inducendolo a mutare il suo atteggiamento nei confronti della vita e delle persone. L'ideale dell'uomo perfezionante al di là della socialità e chiuso in una torre d'avorio si sgretola di fronte alla melanconica rimembranza dell'amore mai realizzato per la cugina Sarah, che prende corpo ed esce dal mondo onirico sotto forma dell'omonima turista che, con i suoi due amici (quasi figure di Isak e del cugino), accompagnerà il viaggio dell'anziano medico verso il suo giubileo professionale.

Un'opera cinematografica dotata ancora oggi di una potenza maestosa e, nel contempo, una delle migliori riflessioni sull'uomo e sulla sua più intima natura. 

VOTO: 10/10 

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