martedì 10 settembre 2013

Bianca



Bianca di Nanni Moretti - Genere: commedia, drammatico - Italia, 1984

Devo dire che non ho mai apprezzato molto i (pochi) film di Nanni Moretti che ho visto fino a questo momento. Bianca, commedia surreale nella quale si intrecciano alcune punte di giallo e una buona dose di ironia, mi ha fatto ricredere ampiamente e fra l'altro ha confermato la mia impressione secondo cui la stagione più felice della commedia italiana si è chiusa con l'inizio degli anni Novanta. E' vero che il film è disimpegnato, eppure non rinuncia - anche all'interno di quella logica del riflusso che lo ha partorito - a proporre degli accenti critici alla società italiana dell'epoca; sorprendentemente (e forse è proprio questa la grandezza del lavoro morettiano), sono criticità che possono essere ritrovate anche oggi.

Michele, giovane insegnante di matematica all'istituto Marylin Monroe, edificio surreale perfettamente in linea con la mente un po' delirante del protagonista, è un alienato che vive costantemente alla ricerca di un perfezionamento della realtà che lo circonda, soprattutto dal punto di vista emotivo e relazionale. La sua insicurezza esistenziale si traduce nell'ossessiva ricerca di ordine, nell'atto di schedare con maniacale cura tutti gli individui con cui è entrato in contatto annotando le evoluzioni delle loro vite. Lo stesso linguaggio della matematica, con la precisione inappellabile e il rigido determinismo che lo governa, non è altro che un estremo tentativo di regolarizzare le asperità di un'esistenza imprevedibile, dalla quale Michele espelle continuamente ogni possibilità di sofferenza.

La grandiosità di questo personaggio sta proprio nella sua inconsistenza, nel suo essere costantemente staccato dal reale e nella sua capacità ostinata di vivere in un mondo schizofrenico ma profondamente morale, seppure in un modo estremo e diverso da quello della communis opinio. Così Moretti è l'anti-Allen per eccellenza: tanto l'uno ha il bisogno insopprimibile che tutto trovi la sua giusta collocazione nell'equazione della vita, tanto l'altro nuota con disillusione nella palude limacciosa dell'apatica fragilità dei sentimenti. Quello di Bianca è un mondo alla rovescia, dove gli studenti, bravissimi, cacciano gli insegnanti e dove l'outsider morettiano trova una sua collocazione, al riparo dalle intemperie delle relazioni interpersonali. 

La stessa protagonista femminile del film (una bella Laura Morante), non occupa nell'economia complessiva di questo giallo surreale che una porzione secondaria della vicenda. La storia d'amore che il film propone è più quella di Michele per la felicità altrui che per la propria ("Non sono abituato alla felicità", dirà a un certo punto a Bianca). Il film è splendido a livello ideale e narrativo e, anche se non arriva a un livello di ricerca formale invidiabile, si lascia ricordare con piacere soprattutto per la profondità della sceneggiatura, per l'ottima caratterizzazione dei personaggi (in particolare quello di Michele) e per i numerosi spunti di riflessione proposti (ci sarebbe da pensare, ad esempio, all'immagine dell'istituzione scolastica che esce fuori da qui...). Unica nota dolente, ma è davvero una questione di poco conto, la persistente fastidiosità del tema principale, non sempre ben raccordato con la narrazione anche a livello di intensità. 

VOTO: 7.50/10 

Nessun commento:

Posta un commento