sabato 7 settembre 2013

Cosmopolis



Cosmopolis di David Cronenberg - Genere: drammatico - Canada, Francia, Italia, Portogallo, 2012

Ammetto che al trailer di questo film, uscito ormai da un anno abbondante, ero rimasto molto colpito dalle immagini che venivano proposte, dalle belle atmosfere contemporanee ma decadenti ed ero portato a sperare dall'importanza della firma registica di Cronenberg (Videodrome, Il pasto nudo etc.). Anche le rimostranze che avrei potuto avere su Pattinson come protagonista erano state fugate avendo visto il bellissimo Little Ashes, in cui il protagonista di Twilight da' sfoggio di una capacità attoriale insperata. Come si dice però, a doppia superbia doppia caduta e Cosmopolis si è rivelato piuttosto deludente. 

L'idea di base pareva non prospettare una situazione di questo genere e, anzi, lo schema compositivo di fondo regge ed è piacevole. Il personaggio di Eric Packer è la perfetta rappresentazione del topos letterario e cinematografico del miliardario arrivista e spietato, perfettamente inserito nella società delle reti postmoderna, in cui il capitale e la merce di scambio principali sono le informazioni, che Pattinson padroneggia con capacità all'interno di una limousine che diventa abitazione (e non può non ricordare a fortiori quella di uno dei film più riusciti dell'anno, lo splendido Holy motors). Tutto il film, ripreso con colori caldi ma allo stesso tempo alienanti si basa su inquadrature che conferiscono alle ambientazioni un'aria perturbante e asfissiante, come se tutti gli spazi in cui Eric si muove, anche quelli potenzialmente più familiari, diventassero ostili; questo ricercato effetto è ottenuto attraverso un posizionamento sapiente del punto di ripresa, spesso individuato in maniera volutamente troppo vicina al volto dei protagonisti. 

Il mondo di Cosmopolis è un mondo in continuo movimento, ma il ritmo del film è tutt'altro che veloce; con un effetto di inversione decisamente piacevole anche se a tratti un po' troppo accentuato, la giornata di Pattinson occupa l'intera pellicola e questa scelta comporta una dilatazione estrema del ritmo narrativo. La cosa non è di per sé spiacevole e, anzi, costituisce una trovata molto interessante; il problema è che il comparto dialogico amplifica eccessivamente la sensazione di immobilismo che deriva da questa componente, finendo a lungo andare con il favorire l'insorgere di una noiosa sonnolenza. Il punto debole del film sono forse proprio i dialoghi, non so in che percentuale mutuati dal testo di De Lillo cui il lavoro di Cronenberg si ispira. 

L'ostentato filosofeggiare di Packer e del suo entourage si traduce molto presto in un vuoto chiacchiericcio incomprensibile allo spettatore; ho più volte sostenuto che l'immedesimazione totale nell'immagine non è di norma una buona cosa perché è sinonimo di uno spettatore disattento, ma da un maestro come Cronenberg ci si aspetterebbe il raggiungimento di una maggiore dialettica fra coinvolgimento del pubblico e la costruzione di un discorso cinematografico o metacinemtografico coerente e importante. Ciò che resta di Cosmopolis è la spiacevole sensazione di un lavoro che sarebbe potuto essere molto valido ma che alla fine non si lascia ricordare per nessun motivo particolare, fatta salva comunque la buona qualità della fotografia e una prestazione di Pattinson comunque non indecorosa. 

VOTO: 5/10 

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