domenica 8 settembre 2013

I spit on your grave 2



I spit on your grave 2 di Steven R. Monroe - Genere: horror - USA, 2013

Quando nel 2010 Steven R. Monroe si mise alle prese con il remake del capolavoro dell'horror Non violentate Jennifer, vero e proprio caposaldo che ha rinnovato un genere contribuendo a ripensarlo nel profondo, la mia reazione fu abbastanza sconcertata. Il lavoro era approssimativo e tradiva una forte incapacità di ricreare le stesse atmosfere disturbanti del film ispiratore. La colpa, a ripensarci, non era tanto di Monroe quanto dello statuto ontologico della pratica del remake che, se non è condotta con sapienza e capacità, spesso si rivela fallimentare. Il motivo è presto detto: non è possibile riproporre dopo due decadi di distanza o più un film di successo solamente per motivi commerciali; il fallimento è quasi matematico, proprio perché è molto difficile proporre i ritmi e le modalità di un certo cinema se non si vive quell'epoca dall'interno. 

Questo secondo capitolo, dunque, si lasciava immaginare come un completo disastro essendo, per inciso, il "sequel di un remake", vero e proprio monstrum cinematografico insomma. Invece non solo non è stato così, ma con mia grande sorpresa Monroe è riuscito a confezionare un prodotto decisamente valido e nel complesso non eccessivamente scontato (il che, per il panorama horror odierno, è già un ottimo risultato!). La durata leggermente più avanzata rispetto a quella media del genere ha consentito una gestione felice della struttura diegetica, che appare bipartita almeno per quanto riguarda la localizzazione geografica (New York per la prima parte, Bulgaria per la seconda). Il cambiamento di ambienti ha consentito al regista di divincolarsi dall'ingombrante eredità dell'originale I spit on your grave e gli ha permesso di ricreare uno stile nuovo, che mantenesse comunque fede al dettato del film-modello. 

La struttura della diegesi è infatti grossomodo inalterata e l'impressione che si ricava è proprio che quando la regia è in grado di slegarsi dalle aspettative e di cercare strade personali il risultato sia decisamente gradevole. Tenendo ferma la costante del contrappasso secondo cui la Jennifer della situazione si lascia andare a una cruda vendetta nei confronti dei suoi aguzzini, Monroe calca la mano e regala nella seconda parte del suo lavoro momenti di puro terrore: l'aspirante modella Katie sperimenta su di sé la regressione allo stato larvale e grazie ad un sacerdote (passaggio questo, piuttosto aneddotico e prevedibile), si instrada verso la ricerca della vendetta. Tutto ciò che esula da questo piano (il poliziotto, lo stesso prete ortodosso che cerca di aiutare la ragazza), è inutile e secondario e viene anche gestito con poca attenzione da parte del regista.

I colori tetri e verdastri e la crudeltà sadica di Katie non possono non ricordare alcuni dei titoli che hanno segnato la prima decade del XXI secolo, come Saw e Hostel, vere e proprie miniere di situazioni e aneddoti cui tutti i registi successivi sembrano essersi ispirati. Per quanto riguarda il nostro caso possiamo parlare di un tentativo riuscito di sfruttare un bacino narrativo e drammaturgico ormai ben collaudato, pur riuscendo a districarsi con sufficiente indipendenza all'interno di legami spesso troppo costrittivi. Nel complesso I spit on your grave 2, anche grazie a una discreta fotografia e a una buona caratterizzazione dei personaggi, si lascia guardare con piacere e alla fine dei conti si rivela come un modello che si dovrebbe tentare di imitare, perfezionando una strada ancora tutta da tracciare. Un buon lavoro, che si congeda con la speranza che un eventuale successo di pubblico non porti il regista a volerlo rendere parte di un progetto a episodi più complesso.

VOTO: 7/10 

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