mercoledì 3 aprile 2013

The bunny game


The bunny game di Adam Rehmeier - Genere: sperimentale/snuff - USA, 2010

Trovare questo film è stata una vera sfida, non solo non ne ho individuata una versione italiana ma anche quella inglese non ha sottotitoli. Inserito nella classifica dei 50 film più disturbanti della storia del cinema e bandito dal Regno Unito, oltre che fortemente osteggiato in patria, The bunny game evoca dal titolo un regno surreale a metà fra il giocoso e l'orrorifico e ricorda molto il mondo di Alice in wonderland. Mai impressione fu più sbagliata.

Il film di Rehmeier è uno dei prodotti più allucinati e allucinanti che abbia mai visto. Una trama ridotta al minimo, che ripropone in chiave sperimentale quanto si è già visto in titoli come il dozzinale The tortured e pone a sistema quanto solo accennato dai due penosi Vacancy. The bunny game è un film americano ma ha l'aria di non esserlo: prende la storia di una prostituta, infarcita di violenza e disagi sessuali di ogni tipo, e la trasforma in uno sguardo estetico auto-compiaciuto di altissimo livello. Ciò che spiazza in questo lavoro così particolare è proprio la stridente contrapposizione fra una non-narrazione che fa orrore e una realizzazione tecnica a tratti geniale.

Tutto è in effetti perfettamente studiato: la scelta del bianco e nero è azzeccata per un film senza mezzi toni, violento e diretto. Il montaggio è usato splendidamente dal regista per associare catene di immagini perturbanti che si inanellano l'una dietro l'altra seguendo i deliri mentali della prostituta protagonista e del suo malato aguzzino. La musica è martellante e concorre alla composizione di un quadro che fa della frammentazione il mezzo generativo di un racconto ai limiti della malattia.

Mi viene in mente la bella recensione di Mellino sul film Django unchained di Tarantino, dove si ventila la possibilità che alcune storie non siano meritevoli di essere narrate, che debbano essere necessariamente dimenticate perché troppo violente, troppo pericolose. E' forse il caso di The bunny game? Non so rispondere; è certo che il livello di disagio raggiunto rende problematica la valutazione complessiva del lavoro. Interessante, molto interessante dal punto di vista tecnico il lavoro di Rehmeier è così lanciato su di un binario autoreferenzialmente distruttivo da risultare perfino difficilmente accostabile a dei precedenti.Visione estatica della sofferenza che si lascia contemplare da lontano. 
VOTO: 7.5/10

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