martedì 16 aprile 2013

L'ipnotista

L'ipnotista di Lasse Hallstrom - Genere: thriller - Svezia, 2012.
Adattamento del romanzo omonimo di Lars Kepler, il film diretto dallo svedese Lasse Hallström, sembra voler ripercorrere le imprese dei romanzi di Stiegg Larsson, portati poi sul grande schermo e recentemente protagonisti di un remake americano con protagonista Daniel Craig. La cosa è confermata anche dalla voce di corridoio secondo cui tutti e otto gli episodi della saga romanzesca (di cui per ora sono stati pubblicati solo tre volumi), saranno trasposti cinematograficamente.
Il primo film di una saga, potenziale o effettiva, è sempre il suo biglietto da visita e duole un po’ notare come L’ipnotista non eccella da nessun punto di vista. A partire da un promettente incipit, in cui troviamo a mio avviso una delle migliori scene di accoltellamento degli ultimi anni, che cita con una certa coscienza la celebre sequenza di Psycho, tutto si appiattisce abbastanza in fretta e il prodotto finale non riesce a superare la soglia della mediocrità. Un cast tutto sommato valido vede le sue ali tarpate da una costruzione narrativa non sempre felice, in cui l’interazione dialogica appare talvolta prevedibile e scontata.
Anche la progressione narrativa non è esente da difetti: nonostante un inizio che, se non promettente risulta quantomeno interessante, il film sembra ripiegarsi presto su sé stesso arrivando a confezionare un prodotto che per molti aspetti ricorda più l’episodio di un telefilm prolungato per due ore piuttosto che un lungometraggio ben studiato. I personaggi, peraltro articolati nella loro declinazione psicologica, si muovono in ambienti tutto sommato piuttosto monotoni, che solo nel finale si aprono a un’impostazione esteticamente più piacevole.
Il grande errore di questa pellicola è quello di disseminare troppi elementi interessanti nella primissima parte, per poi smontarli distrattamente e con una rapidità disarmante, nel resto del tempo. Il caso di omicidio-rapimento che fa da sfondo alla vicenda è interessante ma mal sviluppato, piuttosto prevedibile sia nel suo decorso che nella sua risoluzione. Il lieto fine piuttosto noioso suggella un’opera che, sebbene avesse tutti i presupposti per essere interessante, si accartoccia su sé stessa abbastanza in fretta, lasciando allo spettatore un senso di delusione.
Per quanto non spiacevole, insomma, il film risulta abbastanza inconcludente e anche l’espediente narrativo dell’ipnosi regressiva, che avrebbe potuto essere usato come escamotage compositivo per portare il lavoro di Hallström ad un altro livello, finisce con l’occupare un posto marginale nell’economia di questo thriller svedese decisamente poco emozionante.
VOTO: 5/10
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