giovedì 18 aprile 2013

Gummo



Gummo di Harmony Korine - Genere: drammatico - USA, 1997.

Gummo è il nome di un uragano, di un uomo, di uno stato mentale o di una società? Questo è il grande dubbio che rimane fortunatamente insoluto dopo aver visto il film della Korine. Siamo davanti a un'opera che pone molti interrogativi a molti dei quali, però, è meglio non dare risposta. Dare un senso a Gummo è come pretendere di dare un senso all'esistenza, perché non c'è film più reale di questo. Prendete il concetto di stato di natura hobbesiano, trasportatelo su una pellicola ambientata nel XX secolo e avrete il prodotto di cui stiamo parlando.

Un mondo collassato, distrutto dalla forza della natura. Un mondo eticamente sospeso, senza leggi, dove ognuno è libero di vivere secondo le sue preferenze. L'acqua sporca in cui Solomon si fa il bagno mangiando un piatto di spaghetti è una delle scene più rivoltanti che si possano concepire, eppure ha qualcosa di intrinsecamente vero, tanto da farci interrogare sullo statuto di verità di quelle immagini: e se Gummo non fosse altro che un documentario? Un footage di riprese effettuate dal vero, seguendo individui che realmente vivono dentro delle catapecchie, fra ammassi di vestiti maleodoranti e che per sopravvivere uccidono gatti che poi vendono a un ristorante cinese?

La risposta non è importante, basta l'interrogativo a far saltare le tradizionali barriere della visione e a far scattare, nel profondo del nostro io, la consapevolezza che al mondo c'è davvero qualcuno che ha vissuto il suo urgano Gummo. Forse non sarà Solomon, figura tanto particolare da sembrare di un altro mondo, ma qualcuno per lui che - fra l'altro - non ha la fortuna di essere stato messo su pellicola. Così il film, che rifugge qualsiasi progressione narrativa e si compone a partire da un'asignifcanza assoluta di frammenti giustapposti, diventa il grande manifesto di un altrove, il grido terribile di un'alterità inascoltata. 

Al contrario di quanto si dice di solito, il doppiaggio italiano è molto ben realizzato e il doppiatore di Solomon è perfetto per rendere quella sensazione di inquietante stranezza che ci deriva dai suoi racconti disincantati di ragazzo di strada. Mi risuona costantemente in testa una domanda e mi chiedo che genere di lavoro avrebbe fatto Pasolini su questo film...Comunque, una pellicola meravigliosa forse viziata soltanto da intermezzi (anti)narrativi a volte eccessivamente ripetitivi; un gran bel film che ha molto anche degli Idioti di Lars von Trier. 
VOTO: 8.50/10

Nessun commento:

Posta un commento