martedì 28 gennaio 2014

Valhalla Rising: Regno di Sangue



Valhalla Rising: Regno di Sangue di Nicolas Winding Refn - Genere: drammatico - Danimarca, Regno Unito, 2009

Di Nicolas Winding Refn ho già avuto modo di parlare quando ho recensito il bellissimo Solo Dio perdona che, per quanto mi riguarda, rimane uno dei film più belli che ho visto durante il 2013. Senza dubbio la caratterizzazione esteriore di Valhalla lascerebbe immaginare un classico film pseudo-epico ambientato nelle terre nordiche: tanto il titolo quanto la locandina contribuiscono a creare un voluto ammiccamento nei confronti del potenziale spettatore. Niente di più sbagliato e semplificante; molti commenti di spettatori insoddisfatti si appuntano proprio su questo elemento, senza rendersi conto che è proprio nella straordinaria capacità di porsi al di fuori di schematismi sperimentati che sta il tratto caratteristico del film di Winding. 

Formalmente, quanto avevo affermato per Solo Dio perdona vale anche per questo lavoro precedente, almeno in linea di massima. Il tratto più caratteristico dello stile di regia risiede nella perfetta calibratura delle inquadrature che in questo caso specifico, anche grazie a un uso spesso antinaturalistico (potremmo dire espressionista?) del colore, raggiunge livelli di intensità davvero notevoli. Questa capacità di sperimentazione all'interno del tessuto dell'immagine si sposa con una ricerca sui tagli dell'inquadratura che fonde perfettamente la bella scenografia selezionata con l'abilità della messa in scena. In Valhalla, inoltre, vediamo all'opera una strutturazione della trama diegetica che in Solo Dio perdona sembrava appena accennata: una struttura a capitoli che in questa situazione non può non ricordare quella delle "sezioni" (libri, canti etc.) in cui sono divise tutte le grandi saghe epiche e romanzesche della storia letteraria. E' evidente in Winding la volontà di riscrivere una mitografia che però non si traduce in un elogio della violenza fine a sé stessa (di violenza in Valhalla ce n'è meno di quanta non ce ne si aspetterebbe) ma in una costruzione iperstratificata e complessa, a tal punto che alla fine questa costruzione che privilegia vuoti ellittici e silenzi prolungati lascia nello spettatore la (spiacevole?) sensazione di aver perso qualcosa, che esista cioè un differenziale semantico che non si è riusciti a cogliere, almeno non pienamente.

Unica nota negativa in un film tanto interessante è - solo in alcuni momenti specifici e soprattutto per quello che riguarda il personaggio del bambino che accompagna il nostro silenzioso protagonista - qualche ingenuità a livello di scrittura, che si traduce in una forzatura di alcuni dialoghi. Ma, tutto considerato, si tratta certo di un elemento poco importante.

VOTO: 8/10

1 commento:

  1. Filmone della Madonna, anche se da agnostico l'ho visto in una maniera un po' particolare.

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