domenica 19 gennaio 2014

L'ultima casa a sinistra



L'ultima casa a sinistra di Wes Craven - Genere: thriller/horror - USA, 1972

Il nome di Wes Craven è senza dubbio legato a doppio filo alla storia del genere horror, soprattutto nella sua variante slasher che ha avuto una notevole fortuna fra i tardi anni Settanta e gli anni Novanta proprio grazie a saghe come Nightmare e Scream, entrambe licenziate dallo stesso Craven. L'ultima casa a sinistra è il suo esordio alla regia, vero e proprio film cult che ha segnato un'epoca e ha visto recentemente un remake prodotto fra l'altro dal regista dell'originale. In pieno accordo al clima post-sessantottino in cui venne realizzato con un budget ridottissimo il film ha peraltro dato origine a tutta una serie di lavori di basso profilo, su cui spicca senza dubbio un altro prodotto degno di menzione e già recensito su queste pagine come Non violentate Jennifer. Al di là dei freddi giudizi della critica, sempre poco incline a riconoscere la qualità in un genere spesso giustamente snobbato come questo, probabilmente il film è il capolavoro di Craven, che nelle sue (svariate) fatiche successive non ha mai più mostrato questa incisività.

La semplicità è senza dubbio la cifra stilistica e narrativa più evidente: alla linearità perfetta della narrazione corrisponde un canovaccio di scelte formali variegato ma senza eccessi. Scegliendo un bagaglio coerente e in sé concluso di figure registiche di montaggio o fotografia Craven riesce a costruire uno stile eclettico e abbastanza imprevedibile per dare al suo film un giusto ritmo. L'accompagnamento musicale è scelto con attenzione per arrivare a creare, in alcuni punti, addirittura degli esempi (piuttosto brevi purtroppo) di montaggio ritmico assolutamente degni di nota. Il clima complessivo che ne deriva non è quello di un inno alla violenza gratuita come era per Non violentate Jennifer (molti non sembrano capirlo, il che dimostra la leggerezza con cui anche le più brillanti menti critiche si approcciano a questo genere di lavorazioni), ma un oggetto perturbante che - per quanto spesso si autocensuri - riesce a trasmettere una sensazione di profondo disagio allo spettatore.

Ma se tutto questo esaurisse il portato del film non sarebbe altro che un prodotto magari godibile ma di mediocre qualità e inoltre non esente da difetti: soprattutto nella parte finale, quando prende corpo la "tragedia di vendetta", emergono delle difficoltà a livello registico (i primi piani di Craven andrebbero tutti cancellati) e di caratterizzazione (alcuni passaggi drammaturgici sono effettivamente difficili da digerire) non indifferenti. La vera genialità de L'ultima casa a sinistra è la sua assolutamente moderna capacità di proporsi come una parodia di sé stesso, attraverso delle emergenze discontinue di una spiccata autoconsapevolezza. In particolare le sequenze quasi pantomimiche dei due agenti di polizia, oltre a ricordarci le grandi comiche degli anni Venti, destrutturano il presunto portato shockante del film, aprendolo a delle nuove possibilità interpretative. 

E' proprio questa la freschezza, potremmo dire quasi l'autocoscienza autoriale che poi verrà irrimediabilmente a mancare nei più celebri lavori successivi di Craven. Un peccato, perché al di là di uno stile registico ancora acerbo, L'ultima casa a sinistra poteva davvero far sperare in qualcosa di meglio.

VOTO: 710

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