lunedì 6 gennaio 2014

Mondo Cane



Mondo Cane di Paolo Cavara, Gualtiero Jacopetti, Franco Prosperi - Genere: documentario - Italia, 1962

La prima recensione del 2014 l'ho voluta dedicare a uno dei film più controversi della storia del cinema, di difficilissima reperibilità a fronte di un successo di pubblico spaventoso (venne addirittura candidato all'Oscar per la migliore colonna sonora). Mondo Cane è il titolo che ha dato origine alla serie di film, diffusissimi fra gli anni Sessanta e i Settanta, detta mondo movie, in cui si creano dei veri e propri collage di immagini riprese in tutto il mondo creando il più delle volte dei film shockanti e di scarsa qualità. Numerosi critici condividono il giudizio e lo estendono anche al film di Jacopetti & co. (la valutazione del Morandini è da questo punto di vista emblematica). 

Mondo Cane, punto d'origine di questa ormai estinta tradizione, ci propone una vertiginosa sequenza di episodi disparati filmati in diverse parti del mondo e per la maggioranza violenti o inusuali. Nessun luogo della Terra è risparmiato e i registi mostrano con cruda lucidità le tradizioni religiose dell'Italia, i riti ancestrali delle popolazioni tribali, il lavoro di una truccatrice di cadaveri in Asia etc. Da questo punto di vista sono d'accordo nel sostenere che il film in questione non è un prodotto per tutti i palati e che si debba essere abbastanza abituati a un certo tipo di immagini per apprezzare il lavoro al di là della sua componente sensazionalistica. 

La struttura del film infatti, procede per accostamenti inediti che collegano - spesso in maniera imprevedibile - spezzoni diversi per localizzazione e tipologia, creando una composizione vivace e per nulla noiosa. Nonostante Mondo Cane sia a tutti gli effetti un documentario (la voce fuori campo non può che ricordarcelo) il film si lascia guardare con piacere mentre scompagina davanti agli occhi dello spettatore la turbinosa wunderkammer dei mirabilia che il mondo ancora oggi ha da offrire. Personalmente, al di là della buona fotografia, dell'uso intelligente del montaggio e di una colonna sonora effettivamente molto azzeccata, ho apprezzato molto la disillusione con cui la voce over sembra operare una decostruzione dall'interno, arrivando spesso ad autoparodiare sé stessa e lo spettatore. 

Il risultato, considerando anche l'ampio uso di fermi immagine in funzione espressiva, è un prodotto decisamente convincente e realizzato benissimo che, tenendo conto dell'anno di realizzazione, avrebbe certamente molto da insegnare a chi fa e a chi guarda il cinema. Certamente non un film per tutti, ma l'idea che il cinema debba essere necessariamente un'arte di massa è qualcosa che non riesco a condividere. Notevolissimo, per concludere, il cammeo di Yves Klein e il lucido disincanto con cui Jacopetti e i suoi mettono in ridicolo il Noveau Realisme europeo.

VOTO: 9/10 

Nessun commento:

Posta un commento