venerdì 30 marzo 2012

La caduta: Gli ultimi giorni di Hitler - Recensione


La caduta: gli ultimi giorni di Hitler di Oliver Hirschbiegel - Genere: storico/drammatico - Germania, 2004

Hitler si rifugia nel bunker sotto i giardini della Cancelleria, mentre l'Armata rossa arriva a Berlino. Con lui, gli ultimi fedeli e la nuova segretaria, Traudl Junge, ignara del progetto di suicidio collettivo che il Führer sta meditando

Un film tedesco sulla pagina più nera della storia tedesca, attorniato da un sacco di (inutili?) polemiche quando nel 2004 è usCorsivocito nelle sale. Spesso ci si dimentica che bisognerebbe valutare un film per quello che è, ovvero un testo realizzato attraverso un montaggio di immagini. Questo è quanto.
La pellicola di Hirschbiegel si destreggia piuttosto bene in un argomento tanto spinoso, soprattutto per la Germania e ritrae la situazione degli ultimi giorni della guerra con una certa distaccata e pretesa oggettività, che inevitabilmente cede il passo a qualche faciloneria che si poteva facilmente evitare. La figura di Hitler assume la dimensione titanica di un Saladino tassiano e il fascino di Eva Braun emerge statuario con tutta la sua potenza. L'effetto è quello di una quasi-mitizzazione del negativo, probabilmente questo il motivo per cui ci furono tante polemiche all'epoca.

Quello che rimane di questo film sono in effetti i personaggi, piuttosto ben caratterizzati e convincenti, su cui svetta appunto lo sclerotismo di Eva Braun, vera e propria epitome di un nazionalsocialismo ritratto nel momento della fine. Tecnicamente buono, ma sicuramente non brillante, il film si concede secondo me qualche momento di buonismo e di ammiccamento allo spettatore che si potevano felicemente evitare, anche per snellire una pellicola piuttosto lunga. La storiella dei bambini-soldato, per esempio, poteva benissimo essere eliminata visto che la sua unica funzione era quella di accattivarsi un po' di empatia da parte del pubblico.
Comunque un buon film, magari un po' pesante a tratti, ma che mi sento in ogni caso di consigliare per rimanere affascinati da un ambigua ed elegante rappresentazione di Hitler, a metà fra pietismo nazionalista e follia degenerativa.

VOTO: 7/10

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